Strage del mare: 700 morti |Domani si apre il processo - Live Sicilia

Strage del mare: 700 morti |Domani si apre il processo

Per domani è fissata la prima udienza: alla sbarra Mohammed Ali Malek e di Mahmud Bikhit.

Il naufragio di aprile
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CATANIA – Strage del mare: si apre il processo. Si svolgerà domani la prima udienza del procedimento a carico di Mohammed Ali Malek e di Mahmud Bikhit accusati dalla Procura di Catania di essere i responsabili del naufragio dello scorso 18 aprile in cui morirono affogati oltre 750 migranti. Le prime udienze saranno dedicate alle integrazioni investigative e documentali richieste dalla difesa di Massimo Ferrante, l’avvocato che assiste Malek identificato dagli inquirenti come il comandante del peschereccio che si è inabissato e accusato di omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Il legale, infatti nel corso di una conferenza stampa tenutasi ad Agosto, ha chiarito che la richiesta di una fase istruttoria servirà a colmare diverse “lacune” riguardanti soprattutto l’impatto tra il mercantile King Jacob e il natante affondato. Ferrante ha evidenziato come agli atti manchi la “scatola nera” della King Jacob, la nave portoghese che si occupò dei soccorsi e del recupero dei superstiti.

Le indagini coordinate dai pm Andrea Bonomo e Rocco Liguori della Dda di Catania si sono chiuse subito dopo l’ispezione subacquea effettuata con i sofisticati strumenti dalla Marina Militare sul relitto. All’altro imputato Bikhit (siriano identificato come membro dell’equipaggio) è contestato solo il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Era caduta, invece, già in sede di Riesame l’accusa di sequestro di persona.

Il cuore delle indagini preliminari si compone delle testimonianze dei superstiti ascoltati nel corso delle udienze per gli incidenti probatori: davanti al Gip sono stati sentiti molti dei sopravvissuti alla tragedia. I testimoni hanno indicato Ali Malek e Bikhit come due membri dell’equipaggio del natante affondato. In merito al tunisino hanno più volte rimarcato che avrebbe usato un telefono satellitare con cui teneva i contatti con i libici e che avrebbe avuto lui in mano il timone. Accuse sempre respinte dagli imputati.


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