Strage Meli, Guarnotta: "Ferita eterna per Biagio e Giuditta"

Strage Meli, Guarnotta: “Ferita eterna per Biagio e Giuditta”

Parla il giudice protagonista, suo malgrado, dell'incidente, con Paolo Borsellino.
PALERMO - 25 NOVEMBRE 1985
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Chiunque sia nato a Palermo, in un certo periodo, è un sopravvissuto. Ha visto persone cadere, sulla sua stessa strada e non rialzarsi più. Sopravvissuti sono quelli che combatterono contro Cosa nostra al fianco di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sopravvissuti sono i familiari e gli amici delle ragazze e dei ragazzi delle scorte. Sopravvissuti sono coloro che volevano bene a Francesca Morvillo e la stimavano. Sopravvissuti sono i compagni di scuola di Biagio Siciliano e Maria Giuditta Milella, travolti alla fermata dell’autobus del liceo ‘Meli’, a piazza Croci, da un’auto di scorta che proteggeva i giudici Borsellino e Guarnotta. Accadde trentasette anni fa.

Anche Leonardo Guarnotta è un sopravvissuto, nel senso proprio delle ferite, del dolore e del coraggio. In quel 25 novembre del 1985 vide i ragazzi impazziti di paura. Ora racconta: “Ricordo tutto, ma avrei preferito che non ci fosse mai stata una simile tragedia da ricordare. Fu un colpo tremendo, per i genitori e per le famiglie, innanzitutto, per gli studenti. E per noi. Ho nel cuore una ferita eterna e Paolo rimase sconvolto. Sapevamo di rischiare la nostra vita, ma i ragazzi… Biagio e Giuditta sono vittime indirette della mafia. Ricevetti, nei giorni successivi, delle telefonate di protesta per le scorte, per gli apparati di sicurezza… Mi mettevo nei panni di chi soffriva, anche io avrei pensato le stesse cose. Purtroppo, quello era il clima di guerra che si viveva”.

“Palermo era una polveriera – prosegue il giudice -. Ho un’immagine vivida degli istanti dopo l’incidente. Eravamo impietriti. Paolo Borsellino era pallidissimo. In quella confusione, non pensai nemmeno che mio figlio frequentava il ‘Meli’. Ci pensai dopo, quando seppi che era uscito un’ora prima”.

Attimi, cose che cambiano una vita o che danno la morte. Fotogrammi ricostruiti successivamente. Biagio che non ha il tempo di salutare sua madre, quella mattina, e che magari pensa: lo farò dopo. E non ci sarebbe stata occasione. Morì sul colpo. Giuditta sarebbe spirata in ospedale. E i padri e le madri che vissero una mattinata di terrore, ma furono ricompensati dal ritorno dei figli. Per Nicola e Maria Stella Siciliano, per Carlo e Francesca Milella non sarebbe andata così. Biagio e Giuditta sono due foto che non cambieranno mai sopra una parete del nuovo ‘Meli’, in via Aldisio.

Oggi anche Palermo ricorda, trentasette anni dopo. La memoria fiorirà in tanti luoghi: a Capaci come e al liceo linguistico ‘Cassarà’. Siamo tutti sopravvissuti di qualcosa. Ma non abbiamo mai dimenticato. E non dimenticheremo mai. (Roberto Puglisi)


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