PALERMO – Le strisce blu? Poco redditizie, posizionate in parti della città dove è difficile farle rispettare e soprattutto con l’incognita dei pass gratuiti rilasciati dal Comune, che si rifiuta di dire quanti sono e a chi vengono rilasciati. La denuncia è dell’Amat ed è contenuta nel piano industriale elaborato dall’azienda sotto la presidenza di Ettore Artioli e presentato ai sindacati. Oltre un centinaio di pagine fitte di numeri, cifre e statistiche che descrivono un quadro impietoso dell’azienda, presa fra mille difficoltà, ma che soprattutto tracciano le linee di sviluppo per il prossimo triennio.
Ma fra le note dolenti compare proprio quella delle strisce blu. L’Amat, infatti, non solo lamenta che il Comune ha affidato le più redditizie all’Apcoa, ma che ha provato a risarcirla affidandole l’area che comprende Oreto, Tukory e Policlinico e che, per stessa ammissione dell’azienda, essendo “molto popolare” presenta “oggettive ragioni impeditivedi ordine pubblico per poter attuare un controllo efficace della sosta da parte degli ausiliari del traffico e della Polizia municipale”. Insomma la zona, malgrado la tariffazione di appena 50 centesimi l’ora, metterebbe a rischio l’incolumità di ausiliari e vigili che non riuscirebbero a far rispettare il pagamento dei parcheggi.
E via Roccazzo rimprovera al Comune anche di non rendere noti quanti pass gratuiti per le strisce blu ha rilasciato e soprattutto a chi, rendendo impossibile contrastare eventuali contraffazioni, per non parlare dei gazebo che occupano gli stalli dell’Amat senza versare alcunché. L’azienda chiede inoltre a Palazzo delle Aquile di convertire parte delle proprie zone da A a B, annullando i pass gratuiti che sarebbero talmenti tanti da rendere antieconomico il servizio, sottolineando che quelli dati all’Apcoa appartengono tutti alla seconda categoria che è ovviamente più redditizia.
Per l’Amat andrebbero cambiati anche gli orari delle strisce blu (non più dalle 8 alle 20, con l’interruzione 14-16, ma dalle 8.30 alle 19.30 e senza interruzioni), andrebbe omologato il prezzo a un euro, indipendentemente dalla zona, bisognerebbe rimettere a pagamento la sosta a Mondello specie nella stagione esitva e trasformare in strisce blu anche la zona di viale Strasburgo. Misure che, se accettate, varrebbero 4,5 milioni di euro l’anno in più.
Ma il piano industriale non si ferma qui. Palermo resta, come scrive l’Amat, una città troppo legata all’automobile: l’80 per cento della popolazione si sposta con un mezzo privato e in circolazione ci sarebbero 500mila vetture. Non solo, il capoluogo siciliano è anche il centro urbano più pericoloso per i pedoni, con il picco di incidenti mortali e isole chiuse alle auto praticamente inesistenti o invase da motori e vetture. Non se la passano meglio le piste ciclabili, esigue e poco sicure. E gli scarsi risultati del trasporto pubblico, al netto delle opere in cantiere, sono quasi una costante in tutto il Meridione e in generale in Italia: la Penisola è in fondo alle classifiche europee sotto tutti i punti di vista, dalla qualità del servizio alla soddisfazione degli utenti, passando per l’equilibrio dei bilanci.
L’Amat, però, resta un esempio negativo. A fine 2011, il debito del Comune ammontava a 100 milioni e, di conseguenza, l’esposizione debitoria dell’azienda ammontava, ad ottobre 2012, a 40 milioni. Il programma di esercizio, ammette il cda, è sovradimensionato e causa ritardi nelle corse che rendono il servizio inaffidabile, e la cosa grave è che nel 2013 la situazione non potrà che peggiorare. Sono pochi, invece, i bus in circolazione: considerando che ogni giorno il 20 per cento va in avaria, servirebbero 380 mezzi in circolazione ogni giorno, ben al di sopra di quello che invece accade. E i conti economici, negli ultimi anni, non hanno fatto altro che peggiorare gradualmente.
E Palermo è anche una città troppo trafficata, con strade strette e facilmente intasabili. Ecco perché l’Amat chiede al Comune di intervenire con bus vie, limitando la circolazione di bus extraurbani, ripristinando le Ztl, il biglietto unico integrato e comprando 18 nuovi autobus. La spesa più grande resta il personale, che pesa per 75 milioni, e che al netto dei pensionamenti dovrà pesare di più per l’adeguamento dei contratti. Inoltre, l’Amat ipotizza gli incentivi all’esodo: 12mila euro fino a 61 anni non compiuti, 9mila dai 61 ai 62 anni, 6mila dai 62 ai 63 e 3mila dai 63 ai 64, il che dovrebbe garantire 66 prepensionamenti nei prossimi tre anni. L’azienda ricorrerebbe al turn over ma risparmierebbe 21mila euro nel 2013, 192mila nel 2014 e 537mial nel 2015. Nessuna nuova assunzione, se non per operatori di esercizio che dovranno sempre restare 930 anche in vista del tram.
Inoltre l’Amat chiede al Comune un taglio alle tariffe, con un abbonamento senior mensile da 35 euro (contro gli attuali 48), semestrale da 150 euro e annuale da 300; quello “giovani”, fino a 25 anni, un mensile da 22 euro, un trimestrale da 55, un semstrale da 110 e un annuale da 220, senza più la limitazione delle quattro linee.