Studenti a lezione di legalità |"Siate voi i promotori della legge" - Live Sicilia

Studenti a lezione di legalità |”Siate voi i promotori della legge”

Nell'Istituto Rapisardi di Paternò, oggi l'incontro promosso dall'associazione antiracket Libera Impresa nell'ambito del progetto La Coppa della Legalità. Presenti rappresentanti della ANM, delle forze dell'Ordine e della Dia.

PATERNO’. Rendere consapevoli e responsabili le giovani generazioni trasferendo loro il seme della legalità. È uno degli scopi che si prefigge l’associazione antiracket Libera Impresa che prosegue la sua attività di sensibilizzazione nelle scuole attraverso l’iniziativa denominata l’Ora della Legalità legata alla Coppa della Legalità. Oggi è stato il turno dei giovani studenti del liceo classico Mario Rapisardi di Paternò che hanno trascorso un’ora dedicata alla conoscenza della Costituzione Italiana. Un incontro rivelatosi momento di grande partecipazione, confronto e riflessione sociale e culturale, che ha visto la presenza di personalità di spessore del panorama istituzionale, militare e giudiziario. Oltre al presidente di Libera Impresa, Rosario Cunsolo, sono intervenuti Francesco Giovanni Maria D’Arrigo, giudice del Tribunale di Catania; Grazia Iallamo, vice questore aggiunto della Direzione investigativa Antimafia di Catania; Angelo Accardo, il capitano della Compagnia dei Carabinieri di Paternò; Giuseppe Tomarchio, commissario della squadra mobile di Catania.

Il progetto nasce dalla passione e dall’impegno dell’associazione antiracket antiusura Libera Impresa, dalle forze dell’Ordine e dall’associazione Nazionale Magistrati di Catania. Il rappresentante di quest’ultima, il giudice D’Arrigo, ha posto l’attenzione sugli “strumenti” contenuti nella Costituzione utili ai giovani per saper riconoscere i propri diritti. “L’articolo 34 – ha detto D’Arrigo – spiega cosa è la scuola , che è aperta a tutti. La legge per essere chiara deve essere in linea con la carta costituzionale. Ma non basta, occorre la volontà di volerla applicarla. Servono la partecipazione e risorse economiche. La lentezza della macchina giudiziaria è dovuta spesso anche alla carenza di fondi”. E poi si sofferma sulle macro aree della legalità: “Evasione fiscale, corruzione e criminalità organizzata, sono questi i maggiori problemi d’illegalità. Sono piaghe che invadono la vita del territorio; basti pensare al fenomeno delle estorsioni. Ricordiamo che una certa parte di legalità vive grazie all’accettazione di essa da parte dell’esterno. Quando qualcuno ha il coraggio di ribellarsi e venirne fuori, può infondere coraggio agli altri. In tal senso è meritorio l’attività svolta dall’associazione di Cunsolo”. 

E proprio quest’ultimo raccoglie la palla al balzo, insistendo sulla cultura della denuncia. “È questo quello che noi vogliamo portare nelle scuole – ha affermato Cunsolo – È inaccettabile oggi che un’attività possa essere soggetta alle estorsioni. La criminalità organizzata vive di questo, alle nostre spalle; vive cioè dei nostri soldi. Se noi tagliamo questo cordone, potremo stare tranquilli che la mala vita non potrà più farci nulla. Non intaccherà lo sviluppo del territorio. La legge e lo Stato ci sono. La nostra associazione lavora ogni giorno in trincea per cercare di contrastare questo fenomeno. Oggi la legge prevede anche un aiuto economico per i commercianti e gli imprenditori che denunciano il pizzo”, ha detto. Per Cunsolo, è necessario “educare le nuove generazioni a comprendere perché non è sostenibile scambiare i propri diritti con favori”.

Forte anche l’impronta lasciata dall’intervento del Vice questore aggiunto della DIA, Grazia Iallamo. “Quando diamo un euro al parcheggiatore abusivo – spiega Iallamo – è un gesto che rappresenta la rinuncia ai nostri diritti. L’arretrare in tal senso diamo ci fa perdere un’opportunità. Ma soprattutto diamo modo a tentativi iniziali d’illegalità di erodere i nostri spazi; diamo modo ai piccoli e grandi fenomeni sbagliati di acquisire potere e denaro e controllo del territorio. Molti di questi personaggi poi si sgonfiano non appena lo stato va a bussare alla loro porta. I boss non sono così invincibili come vogliono far credere”. Il vice questore aggiunto, richiama le importanti operazioni antimafia condotte dalla Dia negli ultima anni. “È iniziata – prosegue – una grande riscossa dello Stato nei confronti della criminalità organizzata. Ormai periodicamente lo Stato continua a sottrarre capitali ai mafiosi, arrestare affiliati e capi clan. Il vostro compito – dice rivolgendosi ai ragazzi – è prendere coscienza del potere che è in mano a voi per contrastare non il boss, ma la mentalità mafiosa che sta alla base dell’organizzazione. Solo avendo coscienza dei propri diritti, applicandoli nella quotidianità si può davvero fare un grande danno alla mafia”. E ancora: “Siamo felici di quest’incontri di promozione della legalità nelle scuole. Questa opportunità ci permette di recuperare un contatto e il rapporto con la parte più importante della società, ossia quella dei giovani. Promuovere la legalità è importante al di là delle manifestazioni di rito”, ha concluso. 

E altrettanto efficace e significativo è stato il messaggio che il capitano dei Carabinieri di Paternò, Angelo Accardo, ha affidato alle sue parole. “Voi avete le potenzialità per essere la classe dirigente della nostra Regione. Sarete voi un domani che potrete trovarvi al nostro posto, come io da piccolo mi trovavo a scuola ad ascoltare queste conferenze. Ho il piacere di comandare la Compagnia qui a Paternó e la mia felicita è poter contribuire nel mio piccolo a dare un segnale per far capire le potenzialità delle nostre terrà”. L’anno scorso i militari del nucleo operativo della compagnia di Paternò hanno condotto un’importante indagine sfociata nell’operazione denominata Onda D’Urto che a Biancavilla ha portato agli arresti di 12 persone per estorsione. Si trattava di soggetti affiliati ai clan mafiosi. “Tutto è partito – ha spiegato Accardo agli studenti – con la denuncia di un giovane poco più grande di voi, che ha denunciato dei soggetti per pizzo. La cosa importante è che dopo poco più di un anno, per quelle persone sono arrivate delle condanne molto pesanti. Questo a me fa molto piacere, perché si tratta d’indagini condotte qui con i miei colleghi. Vi dico questo, solo per fare capire a voi che nulla è così lontano come sembra. La legalità alla vostra età è magari indossare il casco, ma anche solo questo gesto rappresenta un importante segnale di legalità che potete lanciare ai grandi. Così potrete davvero cambiare le cose in futuro”. “La strada amica – ha detto invece il commissario della Squadra Mobile, Tomarchio – è solo e sempre quella della legalità, denunciando per riavere quanto ci è stato ingiustamente sottratto”.

 


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