PALERMO – Avrebbe mostrato segnali di “resipiscenza”. Il giovane, maggiorenne da pochi giorni, avrebbe preso coscienza del proprio errore. L’errore di avere partecipato alla violenza di gruppo subita da una ragazza di 19 anni.
Da questo suo ravvedimento è dipesa la decisione del giudice per le indagini preliminari di scarcerarlo e mandarlo in comunità. Il giovane, uno dei sette indagati, ha ammesso le proprie responsabilità e il rapporto sessuale avuto, per primo, con la vittima. Non sarebbe stata una sua iniziativa. Conosce solo uno degli altri arrestati. Circostanza confermata dalle chat analizzate dagli investigatori.
Dopo il primo rapporto sessuale la situazione è degenerata. Ci sono state ulteriori violenze sessuali e fisiche alle quali, stando alle indagini, il giovane non avrebbe partecipato. Si è defilato? Cosa ha detto in quei terribili momenti? Sul punto gli accertamenti sono in corso.
“Mi ha tirato per i capelli e mi costretto ad avere un rapporto”, ha detto la vittima. Sul punto, però, l’indagato ha fornito una versione differente, aggiungendo di avere aiutato la vittima a rialzarsi quando la violenza di gruppo è terminata. La procuratrice per i minori, Claudia Caramanna, farà ricorso per chiedere che venga ripristinata la misura cautelare. Secondo l’accusa, merita di resta in carcere.
Gli altri sei indagati sono maggiorenni. Per loro procede la Procura guidata da Maurizio de Lucia. Gabriele Di Trapani, nei giorni scorsi, si è difeso parlando di rapporti sessuali consensuali. La ragazza avrebbe acconsentito ad avere un rapporto di gruppo, tanto che durante il tragitto dalla Vucciria al Foro Italico avrebbe chiesto di cambiare strada per evitare di transitare davanti a un pub dove c’erano persone che la conoscono. Cristian Barone ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Angelo Flores ha confermato di avere ripreso la scena con il cellulare, ma di non avere avuto rapporti sessuali.
Devono ancora essere interrogati (domani, martedì 22 agosto) Samuele La Grassa, Elio Arnao e Christian Maronia. Quest’ultimo ha un ruolo chiave nella vicenda. La ragazza non era certa della sua identificazione tanto che all’inizio non era stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Poi, però, è stato convocato in caserma assieme a La Grassa. Era intercettato e le microspie hanno captato quella che viene definita dagli inquirenti una confessione: “Lei non voleva, faceva ‘no basta’”.