"Si rischia un nuovo crollo" | La sinistra "profezia" dei geologi - Live Sicilia

“Si rischia un nuovo crollo” | La sinistra “profezia” dei geologi

Le telecamere di Striscia la notizia sono tornate sul luogo della frana che ha portato al cedimento del pilone. Un pericolo segnalato già nel 2004 dai tecnici del piccolo comune di Caltavuturo. Ma a due passi, fin dal 2009, ecco nuovi smottamenti. Gli esperti: "Serve subito un monitoraggio della zona". Stefania Petyx: "Si rischia un nuovo disastro".

PALERMO – Il crollo del viadotto Himera? Potrebbe ripetersi. “Il rischio serio che stiamo correndo è quello di curare un malato per poi ritrovarci un altro morto a tre chilometri”. L’inviata di Striscia la notizia Stefania Petyx è tornata giovedì sera sul luogo del crollo, della frana che ha tagliato in due la Sicilia. E ne ha trovata un’altra. A poca distanza. Altrettanto pericolosa. “In quel caso – spiega – sono addirittura tre i punti critici, tra Scillato e Tremonzelli”. Il disastro della A19, insomma, presto potrebbe ripetersi, nonostante il recente stanziamento complessivo di 57 milioni per la bretella e la viabilità circostante.

E a segnalare il pericolo sono due geologi del Comune di Caltavuturo. Uno dei centri “isolati” dopo il collasso dell’autostrada. Due professionisti che avevano in qualche modo “profetizzato” la frana che ha finito per far cedere il pilone dell’Himera. Una profezia, ovviamente, basata su studi rigorosi. Utili a stilare il piano regolatore del piccolo Comune. Era, però, il 2004. Undici anni fa, i fratelli Fabio e Alessandro Torre avevano chiaramente segnalato le condizione di alto rischio di quel tratto su cui poggiava il pilone, indicato come “corona di frana attiva”. Un rischio ignorato, fino al cedimento del viadotto. Anzi, nello stesso anno è la Regione a mettere mano al Piano per l’assetto idrogeologico. Secondo gli esperti dell’assessorato al Territorio il pericolo, in quella zona era “moderato”, o persino “medio”.

Ma come detto, il disastro del viadotto Himera potrebbe ripetersi. Nel 2009, infatti, una frana colpisce la contrada Arancitello, sempre sulla Palermo-Catania. Non lontano dal pilone crollato. “Il rischio, a pochi passi dal pilone crollato – ribadisce la Petyx – è davvero concreto. E il pericolo è che anche questa volta venga ignorato. Quasi sconfortati – prosegue l’inviata di Striscia – i geologi mi hanno fatto una battuta: se il pilone dell’Himera è crollato a dieci anni dal nostro allarme, possiamo prepararci al nuovo crollo per il 2019”. E l’inviata ironizza, con un pizzico di amarezza, saltando su un trattore: “Tra qualche anno l’autostrada rischiate di farla così”. Su un trattore, appunto, seguendo la via tracciata da una mulattiera. “La persona che guida quel trattore – spiega Stefania Petyx – vive da tanti anni in quella zona. Mi ha raccontato di aver segnalato alla Regione, per anni, quella frana e i pericoli. E l’hanno sempre ignorato”.

“E invece – spiega a Livesicilia Alessandro Torre, uno dei due geologi che aveva segnalato i pericoli ai piedi del viadotto – occorebbe valutare lo stato attuale dei versanti che insistono sull’Himera sia a destra che a sinitra. Servirebbero degli aggiornamenti, dei sopralluoghi. Alla sinistra ad esempio il versante è molto debole. La frana del 2009 era localizzata proprio lì. Ma nel frattempo almeno altre due frane sono attive. Ad esempio sulla Scillato-Polizzi altre lingue di terra continuano a scendere. Ci sono delle riattivazioni e vanno valutate attentamente”.

Tutte verifiche che al momento non sembrano riguardare gli stanziamenti decisi dalla Presidenza del consiglio dei ministri: 30 milioni per la bretella che dovrà sostituirsi al viadotto e altri 27 milioni per la viabilità della zona. E dire che per il monitoraggio la Regione avrebbe speso un bel po’ di soldi. Come mostrato anche dalla Petyx nella puntata di Striscia la notizia, infatti, le società Sicilia e-Servizi e Sicilia e-Ricerca avrebbero dovuto garantire dei sistemi informatici di monitoraggio del rischio idrogeologico. Progetti costati circa 15 milioni di euro. Progetti che non sono riusciti a prevedere una frana partita dieci anni prima. Un disastro che rischia di ripetersi.

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