Il tritolo non è stato mai trovato, ma il pentito Vito Galatolo ha detto la verità quando ha confessato di avere sborsato 250 mila euro per organizzare il piano di morte.

Mestiere complicato quello del magistrato antimafia a Palermo. Costretto a muoversi fra la paura legittima, l'esigenza di verità e la difficoltà di verificare l'attendibilità dei collaboratori di giustizia.

I periti hanno spiegato che l'Rdx - uno dei componenti trovati nell'esplosivo piazzato sull'autostrada - è stato utilizzato anche per commettere attentati successivi.

È nel piccolo paese di pescatori in provincia di Palermo che sarebbe stato nascosto l'esplosivo per l'attentato al pm della Trattativa. Lo scrive un anonimo che fa i nomi degli insospettabili che lo custodirebbero.

L'attentato al pubblico ministero Antonino Di Matteo, ma anche le dinamiche delle famiglie mafiose palermitane: sono due le direzioni delle indagini. Sono stati allertati la Procura generale, la direzione distrettuale antimafia, ma anche i magistrati di Caltanissetta.

Ieri i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria hanno controllato terreni e ruderi in via Natale Mondo. Dell'esplosivo nessuna traccia.

Ha un cognome pesantissimo nella storia della mafia il boss, di cui scegliamo di non rivelare l'identità, che ha svelato i piani di morte contro il magistrato palermitano. L'attentato era pronto, ma un blitz mandò all'aria i piani dei boss.

Si apre oggi il cosiddetto Capaci bis. Alla sbarra gli uomini di Brancaccio arrestati un anno fa.

Indaga procura aretusea, che ha disposto la distruzione dell'esplosivo.

Il figlio di don Vito davanti al gup per detenzione di esplosivo insieme all'amico Giuseppe Avara ha così giustificato le versioni discordanti e le menzogne riguardo il tritolo trovato nel proprio giardino, dicendo di essere stato guidato dalla paura per le continue intimidazioni subite.

Il pescatore di Santa Flavia, accusato di aver fornito l'esplosivo per gli attentati mafiosi compiuti fra il 1992 e il 1994, chiederà di essere giudicato con rito abbreviato.

Le bombe di ieri e quelle dei tempi recenti. I morti in periodo bellico e i morti in tempo di pace. Macerie su macerie. A Palermo la guerra non è mai finita.

Cosimo D'Amato è stato arrestato perché avrebbe fornito tritolo ricavato dal recupero in mare di residuati bellici, utilizzati dalla mafia per le stragi avvenute a Firenze, Roma e Milano negli anni 1993-1994. E, secondo gli inquirenti fiorentini, anche a Capaci e via D'Amelio. Decisive le rivelazioni di Spatuzza

A dividerli c’era un vetro. Da un lato il pentito Gaspare Spatuzza. Dall’altro l’ex agente del Sisde, ora all’Aisi, Lorenzo Narracci. All’ex mafioso i pm di Caltanissetta, che hanno riaperto le indagini sulle stragi del ’92, hanno chiesto se lo 007 fosse ”la persona esterna alla mafia” che, secondo il collaboratore, avrebbe partecipato ai preparativi […]