Tagli, pensioni e assunzioni | Sì alle norme sui regionali - Live Sicilia

Tagli, pensioni e assunzioni | Sì alle norme sui regionali

Una protesta (archivio)

Previsti prepensionamenti per circa 3 mila dipendenti. Ma al momento la finestra per la fuoriuscita è aperta solo fino al 2016. Allineata a quella dello Stato la normativa su permessi e congedi. Passa la proposta di Cracolici: la Regione potrà indire nuovi concorsi fin dal prossimo anno. (Nella foto, una protesta dei regionali di fronte a Palazzo d'Orleans)

PALERMO – La Regione taglia la pianta organica. Ma torna ad assumere. Le apparenti contraddizioni sono il frutto dell’approvazione oggi a Sala d’Ercole delle norme destinate ai dipendenti pubblici. Norme fortemente contestate dai sindacati che anche oggi, come ieri, hanno protestato di fronte a Palazzo dei Normanni.

Cosa prevedono i tagli al personale? Intanto viene ridotta la dotazione organica. Attraverso lo strumento dei pre-pensionamenti. Il governo ha individuato in circa tremila le unità di personale che potranno lasciare l’organico della Regione tra il 2015 e i 2020, attraverso il dimezzamento delle postazioni dirigenziali che diventeranno 850, mentre il personale non dirigenziale dovrà scendere dai 15.600 ai 13.500 dipendenti. Un comma prevede anche il potere di istituire nuove Unità operative di base (gli uffici di livello più semplice con un dirigente al vertice) passi nelle mani del presidente della Regione (fino a oggi questo potere è attribuito ai dirigenti generali).

La norma prevede inoltre il divieto di nuove assunzioni anche per il 2016, mentre viene abolita la clausola di salvaguardia. Uno strumento considerato anacronistico anche nei recenti giudizi di parifica della Corte dei conti: il dirigente che viene sollevato da un incarico non avrà più diritto a riceverne un altro dal valore economico equivalente. Inoltre l’articolo riduce congedi per malattia, congedi parentali, permessi retribuiti (solo tre per anno solare), aspettative, distacchi e permessi sindacali. La “linea” è quella di armonizzare queste norme con quelle statali, così come accadrà per il calcolo delle pensioni. Il “blocco” dei rinnovi contrattuali, invece, dovrebbe portare a un risparmio di circa 6,4 milioni di euro.

Proprio sul tema dei rinnovi si è discusso molto in Aula. Un subemendamento presentato dal deputato del Pd Antonello Cracolici e dal capogruppo Baldo Gucciardi, infatti, puntava a destinare metà dei risparmi ottenuti tramite i pre-pensionamenti ai rinnovi dei contratti fermi ormai da diversi anni. Una richiesta alla quale si è opposta il governo. “Non è sostenibile dal punto di vista economico” ha puntualizzato l’assessore all’Economia Baccei. “Quando si vuole riformare il sistema pensionistico in linea con quanto avviene a livello nazionale, – ribatte Cracolici – si dovrebbe al tempo stesso adeguare i contratti e mettersi al passo con il resto del Paese. Credo che sbarrando questa strada e negando il rinnovo dei contratti, il governo abbia commesso un errore politico grave”.

Il parlamentare democratico, però, “incassa” l’approvazione di uno degli emendamenti più discussi: quello che apre alle nuove assunzioni alla Regione. Gli assessorati dal 2016 potranno indire concorsi per funzionari con diploma di laurea per un numero pari al dieci per cento del personale che nel frattempo è andato in pensione. Si stima che già quest’anno (quando è stato previsto dal governo il pre-pensionamento di 1.007 regionali) possano essere assunti i primi cento. E’ prevista anche l’assunzione di giornalisti iscritti all’Ordine, su input del deputato Nello Musumeci. “La Regione – ha commentato Cracolici – potrà ‘ringiovanire’, potranno entrare forze fresche e motivate, laureati con competenze adeguate alle nuove esigenze amministrative e burocratiche. A chi critica questa norma – conclude il presidente della prima commissione – dico che per ripartire, la Sicilia non può chiudersi nell’immobilismo: c’è bisogno del coraggio di investire su nuove leve in tutti gli ambiti, anche alla Regione”.

Ma tra i temi più discussi, ecco quello delle pensioni. La riforma prevede una finestra fino al 31 dicembre del 2016 per andare in pensione con la legge ‘pre-Fornero’ (per i regionali che rispettino i requisiti attuali). Esiste anche la possibilità di una seconda finestra, fino al 2020, ma solo in caso di modifica della normativa statale. Per chi andrà in quiescenza entro il 2016, le pensioni non potranno superare il 90 per cento della media degli stipendi degli ultimi cinque anni. Solo in caso dell’attivazione della seconda finestra (quella fino al 2020) il limite massimo sarà quello dell’85% della media stipendiale. Una norma che ha sollevato qualche polemica. Tra i più ostili alla riforma, il parlamentare di Sicilia democratica Totò Lentini (anche lui è un dipendente della Regione): “Come mai – ha protestato – non è stato rispettato il protocollo d’intesa con i sindacati, che porta la firma anche del presidente Crocetta e dell’assessore Baccei? Stiamo compiendo una ingiustizia nei confronti dei dipendenti regionali. E’ gravissimo. Non c’è un ente in Italia che abbia perso i diritti acquisiti”. Ma la norma è passata. Così come voleva Roma.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI