Tamponi e caos in aeroporto, si paga l'improvvisazione - Live Sicilia

Tamponi e caos in aeroporto| Si paga l’improvvisazione

Quel protocollo d'intesa mai firmato eppure previsto nell'ordinanza di Musumeci

Due cose sono certe: l’una strettamente connessa all’altra. La prima: nell’ordinanza anti Covid firmata il 27 settembre dal presidente della Regione Nello Musumeci c’è scritto qualcosa rimasto solo sulla carta.

Non si è passati dalle parole ai fatti. In particolare l’articolo 2 dell’ordinanza recita che “le Aziende sanitarie provinciali competenti territorialmente provvedono alla sottoscrizione di un protocollo con le società di gestione degli aeroporti, le autorità portuali, i gestori del trasporto, di concerto con l’assessorato regionale delle infrastrutture e della mobilità, al fine di sottoporre al cosiddetto tampone rapido ovvero ad altri mezzi di indagine diagnostica, validati dall’Istituto superiore di sanità, i soggetti provenienti dai Paesi esteri”.

Del protocollo non c’è traccia e qualora fosse stato firmato qualcuno si è dimenticato di avvertire e convocare Gesap e Sac, le società che gestiscono i servizi a terra negli aeroporti Falcone e Borsellino di Palermo e Fontanarossa di Catania.

Il risultato – ed la seconda cosa certa – è il caos di ieri sera, quando ad eseguire i tamponi a Punta Raisi c’era un solo medico. Altro che assembramenti, i passeggeri erano ammassati come sardine in attesa del test. A Palermo hanno deciso oggi di sospendere i test, a Catania non hanno neppure iniziato.

È mancata la programmazione, l’ordinanza avrebbe dovuto essere preceduta dalle misure necessarie per consentire di eseguire i tamponi su tutti i passeggeri ed invece ancora una volta si deve correre ai ripari.

All’emergenza della pandemia si aggiunge l’emergenza provocata dall’improvvisazione. Che in aeroporto non fossero pronti emerge anche dalla lettera che l’Usmaf, la sanità aeroportuale che dipende dal ministero ha inviato oggi a Musumeci al termine di un vertice.

Ci sono difficoltà ad adattare le infrastrutture aeroportuali ai test di massa. Servono medici e tensostrutture dove accogliere i passeggeri. Esigenze che avrebbero dovuto essere affrontate e risolte nel protocollo d’intesa che le società aeroportuali, nonostante quanto scritto nell’ordinanza, non sono state chiamate a firmare.


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