“Tante risorse, pochi risultati | Turismo ostaggio della Regione” - Live Sicilia

“Tante risorse, pochi risultati | Turismo ostaggio della Regione”

Che cosa fare per la Regione. Il presidente di Federalberghi, Torrisi: “È diventato un tema per populisti. Ma in Sicilia si potrebbe fare tanto”.

Con una serie di interviste che ci accompagneranno fino alle prossime elezioni regionali, abbiamo chiesto a esperti, manager, alti burocrati, esponenti della società civile, di indicare al governo che verrà le priorità sulle quali intervenire. Oggi i suggerimenti arrivano da Nico Torrisi, presidente di Federalberghi e amministratore delegato di Sac, la società che gestisce l’aeroporto di Catania. Torrisi ha vissuto anche una breve esperienza da assessore regionale con Crocetta.

PALERMO – “Di turismo si parla sempre sotto elezioni, poi il tema viene dimenticato. Un po’ come accade nei giorni dei Mondiali di calcio, in cui tutti si scoprono esperti di pallone”. Presidente di Federalberghi Sicilia e amministratore delegato di Sac, società che gestisce l’aeroporto di Catania, Nico Torrisi ha vissuto anche una breve esperienza da assessore regionale con Crocetta: “In quell’occasione ho scoperto che nell’Isola esistono tutte le condizioni affinché le cose si facciano”.

E adesso, in campagna elettorale, torna puntuale il refrain della Sicilia che potrebbe vivere solo di turismo…

“… già, peccato che poi nessuno riesca mai a fare dello sviluppo del turismo una vera e propria mission. Ormai questo è diventato un tema per i populisti, un argomento buono per fare demagogia”.

Allora cosa consiglierebbe a chi diventerà presidente, per evitare che il tema del turismo scivoli nel populismo?

“Di rendersi conto che lo sviluppo turistico della Sicilia passa attraverso l’intervento di diversi fattori. A cominciare dal rapporto con le infrastrutture: se ancora nell’Isola alcune zone possono essere raggiunte solo a dorso di mulo, o se i collegamenti con le piccole isole vengono affidati a imbarcazioni vetuste, come si può pensare di crescere davvero? Ma non è solo questo…”.

Cos’altro?

“In tanti parlano della necessità di una semplificazione burocratica. Io credo che bisogni andare oltre, verso una semplificazione legislativa. Le norme sul turismo sono tante e confuse. L’ideale sarebbe giungere a un ‘testo unico’ e allo stesso tempo intervenire con un ‘update’, con un aggiornamento delle stesse norme, per renderle più aderenti ai nostri tempi”.

Tutte attività che possono essere compiute, appunto, da chi governa e da chi legifera. Basta questo?

“No, anzi. Credo che il deficit della Sicilia rispetto ad altre zone sia dovuto anche ai privati, spesso incapaci, ad esempio, di utilizzare al meglio bandi e avvisi europei. Qualcuno ha confuso il mestiere di costruttore con quello di palazzinaro. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti i siciliani”.

Riecco spuntare quello che appare il ‘tema dei temi’: l’utilizzo dei Fondi europei…

“… in questo senso si potrebbe provare a replicare una esperienza del passato che io giudico felice: la gestione dei bandi attraverso il credito d’imposta automatico. Uno strumento che porterebbe a una netta sburocratizzazione”.

Sembra l’uovo di Colombo… perché in questi anni non sono state realizzate queste cose che appaiono così semplici?

“La storia è lunga, ovviamente. Solo per fare un esempio, la politica negli anni ha privilegiato l’industria pesante che spesso ha anche deturpato il nostro territorio. Con quali vantaggi? Ma il problema è ancora più complesso…”

Vale a dire?

“Come fai a parlare di turismo se in alcune zone della costa siciliana non esistono nemmeno i collettori fognari? Come fai, se ancora in giro per l’Isola trovi discariche a cielo aperto?”

Anche questo limite è da imputare alla classe politica siciliana….

“Diciamo che la Sicilia oggi attrae molti turisti, nonostante la politica. Nessun soggetto istituzionale, negli ultimi anni, ha voluto iniziare un vero dialogo con le imprese. Certamente, però, dobbiamo recitare tutti un mea culpa. Al siciliano serve anche un po’ di educazione civica, e magari qualche viaggio in giro per il mondo, per vedere come funziona altrove”.

Lei parla di una politica incapace di fare ciò che serve. Ma lei stesso è stato un assessore regionale. Da quella esperienza cosa ha ricavato? Lei crede che ci siano le condizioni affinché la Regione possa davvero incidere sullo sviluppo del turismo?

“La cosa che mi fa più rabbia è proprio questa. In quella esperienza, durata poco e conclusasi bruscamente, ho avuto la netta sensazione che la Regione disponga di enormi risorse. Basti vedere, ad esempio, cosa sono riusciti a fare in Polonia: hanno rifatto le proprie infrastrutture con i soldi che noi abbiamo restituito all’Europa, perché incapaci di usarli correttamente. Anche io avevo provato a fare qualcosa: penso agli accordi da 5 e 4 miliardi per l’ammodernamento delle Ferrovie e della rete autostradale, penso alla pista ciclabile sul lungomare di Acireale. Ma poi…”.

E poi? Cosa è successo?

“Sinceramente non glielo so dire. Dopo che sono stato ‘rimpastato’ e ho lasciato il governo regionale, molte delle cose che avevo avviato sono sparite, sono state stoppate. Evidentemente qualcuno non voleva che si realizzassero. Ed è un peccato, perché ricordo anche che in quei mesi ebbi, da tecnico, l’appoggio di tanti partiti e movimenti. Insomma, le cose si possono realizzare. Basta volerlo davvero”.


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