PALERMO – “Il Teatro Massimo è una realtà solida, la macchina va avanti e i progetti proseguiranno. Io, nel rispetto delle norme, proteggerò tutti i percorsi avviati: ho grande fiducia nelle istituzioni. Preoccupato? No, sono sereno, gli abbonati possono stare tranquilli”. Parola di Marco Betta, sovrintendente uscente del teatro lirico, la cui ultima proroga è scaduta qualche giorno fa.
Il percorso per il rinnovo del Consiglio di indirizzo della fondazione di piazza Verdi si è arenato con il cambio, al dicastero dei Beni culturali, fra l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e il successore Alessandro Giuli. Un avvicendamento che ha finito col rallentare la nomina del componente in quota Governo, necessario per avere un organismo al completo.
Il risultato è una sorta di limbo sia per il Consiglio che per il sovrintendente, a cui spetta traghettare un Teatro Massimo che nel frattempo non può fermarsi: ci sono prove, spettacoli, impegni già presi, date fissate.
Betta sembra in pole position per la conferma ma i ritardi sulla nomina hanno iniziato a provocare qualche malumore, sia fuori che dentro il teatro che resta una macchina complessa e articolata che ha bisogno di una guida ferma, senza pause o interruzioni.
“I lavoratori sono sempre stati saldi e solidi, producendo risultati eccezionali – dice Betta a LiveSicilia – e manifestando sempre un grande senso di responsabilità, per questo sono sereno”. Parole che vogliono smentire paure sul futuro immediato, anche se il tema rimane quello della conferma o meno nel ruolo di sovrintendente.
“Da compositore so bene che questi incarichi hanno un inizio e una fine – continua Betta – perché nessuno è eterno e le cose possono cambiare. Aspettative? No, ho fiducia nelle istituzioni e nel lavoro che abbiamo fatto: a parlare per me sono i risultati raggiunti. Sono grato e onorato di lavorare qui, per me è una gioia, amo questo teatro che, con il pubblico, i lavoratori e la città, rimane il vero tema di cui discutere”.
Betta resta quindi al suo posto, almeno finché non si sbloccherà la partita politica delle nomine. “Il Teatro è in grado di camminare da solo, grazie ai suoi lavoratori – conclude il sovrintendente -. C’è grande serietà e serenità e per questo posso solo dire grazie”.