Teatro Massimo, salta la prima con Muti: lo smacco della cultura

Teatro Massimo, salta la prima con Muti: lo smacco della cultura

Una sconfitta per tutti. La serata aggiuntiva

PALERMO Stasera nessuno si dà la mano, sulla scena, in platea, tra i palchi, sul loggione. Nessuno può ascoltare le arie e le bellezze musicali intessute intorno alla figura di un impenitente libertino, assassino e irriformabile. Stasera si celebra un lutto artistico nel cuore del Teatro Massimo, che rimane deserto di suoni.

La prima del Don Giovanni di Mozart, prevista per le otto, affidata alla signoria della bacchetta di Riccardo Muti, non si tiene, causa vertenza sindacale, come era stato annunciato. Ci sono stati fitti incontri romani e pomeridiani per tentare di salvare anche lo spettacolo, rimasto imprigionato dentro una trattativa nazionale sul mancato rinnovo del contratto dei lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche. Ma i tempi tecnici, via via che scorrevano le ore, non c’erano più, mentre il maestro Muti attendeva notizie in teatro. Alle otto e un minuto la situazione ha mostrato tutta la sua evidenza E’ opportuno sottolineare l’ovvio: il Teatro Massimo non è responsabile dell’accaduto.

Lo smacco della cultura

A prescindere dalle legittime posizioni, una ‘prima volta’ di un evento del genere che viene cancellata è uno smacco per tutti, specialmente per chi lavora con la cultura e per chi sarebbe convenuto per ascoltarla in una delle sue massime espressioni. Chi ha a cuore la bellezza, qualche che sia il ruolo che riveste, non può non avvertire un sentimento di sconfitta.

Incontri e cene a Palermo

Il Don Giovanni di Mozart, a Palermo, è nato sotto propizi auspici umani (quelli artistici sono indiscutibili). Riccardo Muti, l’ultimo mostro sacro dei grandi italiani sul podio, ha trovato una sponda di amicizia nel sovrintendente Marco Betta, compositore apprezzato. Ci sono stati pranzi e cene amichevoli e chiacchierate, oltre il semplice garbo ‘istituzionale’.

Il maestro è entrato in teatro, per la prima volta, presentandosi così: “Non sapete cosa vi aspetta per venti giorni”. In contemporanea, il sorriso alleggeriva il cipiglio. Muti è preciso al millesimo – racconta chi lavora con lui – ed è questa maniacalità a contraddistinguere i grandi interpreti (ricordiamo la ‘misantropia celeste’ di Arturo Benedetti Michelangeli). Però, stasera non si va in scena.

La nota

“La Fondazione Teatro Massimo di Palermo – si legge in una nota – informa il gentile pubblico che, in seguito all’adesione dei lavoratori del Teatro allo sciopero nazionale indetto dalle segreterie nazionali SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL e FIALSCISAL per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro delle Fondazioni Lirico Sinfoniche, la recita dell’opera “Don Giovanni” di questa sera non avrà luogo. Grazie alla disponibilità del Maestro Riccardo Muti e di tutto il cast, il Teatro ha programmato una recita aggiuntiva domenica 29 ottobre alle ore 20.00. Gli abbonati e i possessori di biglietto di questa sera (24 ottobre – turno Prime) potranno assistere alla nuova recita programmata per domenica 29 ottobre alle ore 20.00, utilizzando lo stesso tagliando e mantenendo il proprio posto.

Gli abbonati e i possessori di biglietti potranno comunque richiedere il rimborso se impossibilitati a partecipare alla nuova recita di domenica 29 ottobre secondo le seguenti modalità:  gli abbonati e i possessori di biglietti acquistati attraverso la Biglietteria del Teatro o il Call Center potranno richiedere il rimborso presso la Biglietteria, consegnando il biglietto/tagliando a partire da mercoledì 25 ottobre ed entro e non oltre le ore 15.30 di venerdì 27 ottobre.  Chi ha acquistato online riceverà da TicketOne una mail con le indicazioni relative al rimborso che andrà richiesto online entro e non oltre le ore 20.30 di giovedì 26 ottobre. Questa sera la Biglietteria sarà disponibile a rimborsare unicamente i biglietti dei non residenti acquistati presso la biglietteria o attraverso il call center, impossibilitati a partecipare alla nuova recita. Ci scusiamo con il pubblico per il disagio, grazie per la comprensione”.


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