PALERMO – Non si trovava allo Zen nell’ora del tentato omicidio. Il giudice per le indagini preliminari Filippo Serio ha scarcerato Attanasio Fava, uno degli arrestati per l’agguato ai danni di Giuseppe Colombo e dei figli Antonino e Fabrizio.
Il giudice ha accolto la richiesta degli avvocati Debora Speciale e Alfonso Papa. Le indagini difensive e quelle successive dei poliziotti della squadra mobile hanno confermato la sua ricostruzione.
Fava in un orario compatibile con quello del tentato omicidio si trovava davanti alla sua macelleria a Ballarò. Dunque ben distante da via Filippo Patti dove quel giorno i Colombo furono feriti a colpi di pistola.
L’analisi dei tabulati telefonici ha fatto il resto. Il telefonino di Fava ha agganciato una cella compatibile con via Filippo Patti solo dopo l’esplosione dei colpi di pistola.
Si tratta di elementi che confermano il suo racconto e vanno in senso contrario al riconoscimento di una delle persone offese. Il giudice parla di “elementi di incertezza rispetto alla ricostruzione indiziaria”. Da qui la scarcerazione.
A guidare il commando di cinque persone sarebbero stati Letterio e Pietro Maranzano. Avrebbero fatto fuoco ad altezza d’uomo, ma hanno fallito il bersaglio. I Colombo si sono nascosti dietro le auto parcheggiate e poi sono riusciti a fuggire dopo essere stati colpiti. A raccontare la dinamica dell’agguato agli agenti guidati dal dirigente della Mobile Rodolfo Ruperti è stata una donna, a cui poi si è aggiunto un secondo testimone rompendo il “clima di omertà e paura” descritto dagli investigatori .