MILANO – Il capomafia Totò Riina è stato ricoverato per un malore nell’ospedale milanese San Paolo. Inizialmente si era temuto un infarto – il padrino corlonese è cardiopatico – ma gli esami medici a cui è stato sottoposto avrebbero ridimensionato l’allarme. Il boss avrebbe avuto un’indigestione. Riina resta ricoverato nel reparto detenuti del nosocomio, ma potrebbe tornare nella sua cella, nel carcere di Opera, già domani. Arrestato dai carabinieri il 15 gennaio del 1993 col suo fedelissimo autista Salvatore Biondino, dopo circa un quarto di secolo di latitanza, al capomafia venne applicato subito il regime detentivo del 41 bis.
Riina, che compirà 84 anni a novembre, deve scontare decine di condanne definitive all’ergastolo tra le quali quelle per le stragi mafiose del ’92, costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Borsellino, e per gli attentati nel Continente del 1993. Nel primo pomeriggio il padrino corleonese, ritenuto ancora nonostante anni di detenzione il capo della mafia, si è sentito male – lamentando vomito e dolori addominali -, mentre era nella sua cella. Il personale del carcere ha dato subito l’allarme e il boss è stato sottoposto a un primo elettrocardiogramma che ha evidenziato delle anomalie. Portato d’urgenza nel reparto detenuti dell’ospedale San Paolo è stato nuovamente visitato e gli è stato fatto un secondo elettrocardiogramma. I medici, dopo gli esami, avrebbero diagnosticato un’indigestione. Nel 2003, mentre era detenuto ad Ascoli Piceno, Riina ebbe un infarto e gli fu scoperta una grave cardiopatia. Il capo dei capi di Cosa nostra è tornato recentemente protagonista delle cronache dopo la pubblicazione delle intercettazioni di sue conversazioni con un altro detenuto, il pugliese Alberto Lorusso. I due per mesi hanno trascorso insieme l’ora d’aria. Nei suoi dialoghi con Lorusso, in carcere tra l’altro per omicidio, il padrino siciliano esprimeva il suo odio e il suo rancore verso i magistrati minacciando di morte il pm Nino Di Matteo che lo sta processando per la presunta trattativa tra Stato e mafia. Dalle conversazioni, in cui Riina si vantava delle sue gesta criminali e degli omicidi commessi, è venuto fuori un boss ancora ai vertici delle cosche e per nulla redento.