Tram pronto, ma senza passeggeri | Cosa e quanto manca al debutto - Live Sicilia

Tram pronto, ma senza passeggeri | Cosa e quanto manca al debutto

Costato 322 milioni di euro, è la più grande infrastruttura per la mobilità realizzata negli ultimi due decenni in Italia. Le tre linee sono state ultimate, per essere utilizzato dai palermitani manca solo il contratto di servizio Comune-Amat arenato in consiglio comunale. Il sindaco è stato chiaro: se non si vota l'atto entro pochi giorni, è pronto a dimettersi.

PALERMO – Quanto partirà il tram di Palermo? La domanda, ormai, se la pongono in molti: i residenti dei quartieri che da mesi vedono sfrecciare i convogli bianchi senza nessuno a bordo, gli automobilisti che ogni giorno impazziscono nel traffico e aspettano l’avvio dell’opera per poter lasciare la macchina a casa, i cittadini preoccupati del fatto di aver “sopportato” cantieri e disagi per anni e che oggi vedono l’infrastruttura praticamente pronta ma inutilizzata.

Già, perché l’opera ormai è finita. Dettagli a parte, le linee sono state ultimate e il ministero sta svolgendo gli ultimi controlli e rilasciando le ultime autorizzazioni, così come si stanno formando i conducenti e facendo le prove di pre-esercizio che consentiranno di assicurare la sicurezza di un sistema tranviario che è uno dei più moderni in Europa, realizzato con tutte le accortezze anche per chi si muove in carrozzina. Costato 322 milioni di euro, rappresenta la più grande infrastruttura per la mobilità realizzata negli ultimi due decenni in Italia e per giunta nei tempi previsti, senza ritardi o particolari intoppi. Le linee sono 3: la 1 da Roccella alla stazione, la 2 da Borgo Nuovo a Notarbartolo, la 3A dal Cep alla linea 2 e la 3B da Einstein a Calatafimi, con una quarta ricavata sulla carta e che unisce la 2 e la 3B portando dal parcheggio Emiri fino a Notarbartolo.

Ma allora, che cosa manca? Semplice: bisogna stabilire chi, una volta completate le procedure, dovrà gestire il tram. Un passaggio quasi scontato, all’apparenza, sicuramente un aspetto che si sarebbe potuto (e dovuto) affrontare già da anni, ma che paradossalmente adesso è diventato l’ultimo ostacolo all’avvio del servizio. Una volta ultimata l’opera, infatti, il consorzio che si è occupato della costruzione smonterà i cantieri e, a meno di non voler pagare una penale da 30mila euro al giorno (ma dal Comune assicurano che non si arriverà mai a questo punto), bisognerà far partire i treni bianchi.

Del resto sul tram, al di là del rischio di dover restituire i soldi all’Europa se non si rendiconteranno le spese entro i primi mesi del 2016, si sta giocando una partita tutta politica che si intreccia a doppio filo con quella per la Ztl. L’atto di affidamento del tram è infatti il nuovo contratto di servizio dell’Amat, atteso da anni ma approvato in giunta solo a inizio ottobre e arrivato in consiglio praticamente a fine novembre: un documento complesso che comprende anche le tariffe per la chiusura limitata del traffico in centro al costo di 120 euro a pass. L’incasso previsto per la Ztl è di 30 milioni di euro, soldi che servirebbero a coprire il buco del tram (poco meno di una decina di milioni l’anno) ma anche a ridare fiato alle asfittiche casse dell’Amat.

Inevitabile che il costo previsto abbia mandato su tutte le furie il consiglio comunale che teme la rabbia dei palermitani alle prossime urne: le minoranze sono intenzionate a fare le barricate, ma anche fra gli orlandiani si registra qualche mal di pancia. Del resto la prossima campagna elettorale si giocherà tutta su temi come le pedonalizzazioni, il tram e la Ztl ed è per questo che la partita è diventata essenzialmente politica. Nessuno, tra le opposizioni, si oppone all’avvio del tram, ben sapendo che si attirerebbe le antipatie dei cittadini, ma tutti chiedono di ritoccare le tariffe presentate dalla giunta. Il problema è che il tempo sta per scadere e qualcuno a Sala delle Lapidi teme che la cosa sia stata studiata a tavolino per mettere l’Aula di fronte all’esigenza di fare in fretta.

Sospetti a parte, il sindaco è stato chiaro: se non si vota il contratto entro pochi giorni, è pronto a dimettersi. Una promessa che sa più di minaccia, visto che la giunta potrebbe anche andare in deroga (sebbene questo rappresenterebbe una cocente sconfitta), ma che la dice lunga su quanto il Professore si giochi la faccia sull’avvio effettivo del tram entro l’anno. Non solo per rispettare la data annunciata, ma anche per non farsi mettere sotto scopa dagli oppositori e per dare avvio in pompa magna alla corsa per le elezioni del 2017 che sembra ormai avviata. Mentre il tram, al momento, resta senza passeggeri.


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