Trapani, in arrivo la sentenza del processo all'ex sindaco Fazio - Live Sicilia

Trapani, in arrivo la sentenza del processo all’ex sindaco Fazio

L'accusa è di corruzione, traffico di influenze e violazione del segreto d'ufficio
"MARE MOSTRUM"
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TRAPANI – Sarà pronunciata domani pomeriggio la sentenza del processo che vede imputato a Trapani, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Agate, a latere i giudici Bandiera e Cantone, l’ex deputato e sindaco Girolamo Fazio.

L’indagine Mare Mostrum

 Si tratta di un troncone dell’indagine “mare monstrum”, la cosiddetta “tangentopoli del mare”: Fazio è imputato per i reati di corruzione, traffico illecito di influenze e violazione di segreto d’ufficio.

I protagonisti

I pubblici ministeri, Franco Belvisi e Brunella Sardoni, hanno chiesto una condanna a nove anni, ritenendolo la longa manus dentro gli uffici del Dipartimento Trasporti della Regione, degli armatori Morace della Liberty Lines (ex Ustica Lines): Vittorio (ex patron del Trapani Calcio deceduto da qualche anno) ed Ettore. Ma anche di aver fatto mercimonio del proprio incarico parlamentare a favore della nota ditta Stefania Mode, tra le più importanti aziende per il commercio on line di marchi internazionali. 

La tesi della difesa

Le accuse a Fazio formalizzate dapprima dalla Procura di Palermo e poi da quella di Trapani, sono stata conseguenze delle indagini, risalenti al 2017 quando furono arrestati Fazio e Morace jr, ricche di intercettazioni, e condotte dai Carabinieri di Trapani ma ci furono pure le ammissioni fatte da Ettore Morace e dall’ex ad di Stefania Mode Aldo Carpinteri, che hanno patteggiato a loro volta le accuse per le quali sono finiti sotto indagine. Tesi di accusa contro le quali si è schierata la difesa di Fazio, con gli avvocati Michele Cavarretta e Lillo Fiorello. I legali hanno chiesto l’assoluzione di Fazio con la formula del fatto che non sussiste per i reati di rivelazione di segreto d’ufficio e traffico di influenze. E e chiesto la pronuncia di non luogo a procedere per i capi di imputazione legati alla corruzione a favore delle due società coinvolte nell’inchiesta. Secondo la difesa, Fazio da parlamentare non ha mai curato interessi privati ma semmai interessi della collettività. Da qui la richiesta del non luogo a procedere. “Nessun mercimonio e nessuna longa manus”, hanno sostenuto nel corso delle loro arringhe, gli avvocati Cavarretta e Fiorello.

L’accusa

Per l’accusa, invece, il processo ha evidenziato “sprezzanti negazioni” e “spregiudicatezza nel negare”. Ricostruzione che i difensori hanno a loro dire smontato, evidenziando anche che le accuse giunte da Ettore Morace e Aldo Carpinteri, sono arrivate quasi “sul fil di lana”, ammissioni fatte per uscire dall’indagine con il patteggiamento di una condanna lieve, un anno. “Una vicenda – ha evidenziato l’avvocato Cavarretta – circondata da accanimenti- mentre Fazio agiva per tutelare interessi della collettività…mai avrebbe potuto pilotare interessi a favore di nessuna delle due società, lui era un deputato di minoranza ed era minoranza all’interno di questo stesso raggruppamento”.

Gli eventi

Gli episodi risalgono al periodo in cui la maggioranza faceva riferimento al governatore Rosario Crocetta (anche lui imputato oggi a Palermo per la stessa indagine). Ad andare giù in maniera dura contro l’accusa è stato anche l’altro difensore, Lillo Fiorello. “Un processo – ha detto – che nella sua architettura presenta numerosi problemi e vuoti, le accuse sono state frutto di una equazione semplice e infondata. Nei comportamenti seguiti da Fazio (le vicende dei contributi pubblici alla società di navigazione Liberty Lines, la concessione ad uso logistico-commerciale di una struttura all’interno dell’area industriale di Trapani alla ditta Stefania Mode ndr) non c’è nulla di controindicato”. Il denaro ottenuto da parte dei Morace e di Grammatico cioè le elargizioni di denaro, “non è stato altro che il riconoscimento del lavoro di consulenza che da avvocato Fazio ha fornito ai Morace e alla ditta Stefania Mode”.

Gli esposti

Fiorello si è soffermato sul tema della insindacabilità delle funzioni di Fazio e sull’inesistenza della violazione di segreto. Secondo l’accusa Fazio avrebbe informato Ettore Morace di esposti giunti alla commissione regionale antimafia, nella quale sedeva da vice presidente, Fiorello ha evidenziato come nel processo è venuto fuori che il fatto era già a conoscenza dell’armatore. Tra le accuse all’ex deputato, l’aver cercato di pilotare l’esito di un giudizio amministrativo, dinanzi al Cga, a favore dei Morace, dal quale la Regione, che aveva vinto dinanzi al tar, sarebbe dovuta uscire soccombente, attraverso l’ex presidente Raffaele De Lipsis (sotto processo per questo a Roma). “Anche qui una consulenza e nient’altro”, e le accuse giunte da Morace “sono arrivate la sera del suo ritorno in libertà”. 

“L’accusa non è il vangelo”

“Si è dimostrato – ha infine sostenuto l’avvocato Cavarretta – che l’accusa non è un vangelo assoluto, si è frantumata l’imputazione alla luce anche dei rapporti personali e di fiducia reciproca, quasi tra padre e figlio, che intercorrevano tra Fazio e l’anziano Vittorio Morace. “Proprio ascoltando Fazio e fidandosi delle sue competenze legali – ha evidenziato il difensore – Morace ottenne la liquidazione di interessi sui contributi pubblici pagati in ritardo dalla Regione per le tratte onorate, con un contenzioso che l’armatore non pensava proprio di fare e l’amico Fazio lo convinse a presentare. Fecero una scommessa, se il giudizio fosse stato positivo, Fazio, avvocato e amico, avrebbe ottenuto una percentuale. Scommessa non corruzione”. Domani prima che i giudici si ritirino in Camera di Consiglio per la sentenza, ci saranno le repliche di Pm e difese. La sentenza nel pomeriggio dopo un processo cominciato nel 2019.


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