Trapani, 'ci siamo abbracciati': la grande balla su Messina Denaro

Trapani, ‘ci siamo abbracciati’: la grande balla su Messina Denaro

Un politico, le bugie e il fascino criminale del latitante

PALERMO – Ora c’è la conferma della Cassazione. Si è trattato di una delle più grandi balle della recente cronaca giudiziaria. Grande sia per la quantità di particolari inventati dall’imputato, Calogero Giambalvo, sia per il personaggio coinvolto: Matteo Messina Denaro.

Mentre gli davano la caccia il superlatitante se ne andava serenamente in giro per le campagne trapanesi con fucile e coppola per una battuta di caccia. Così raccontava Giambalvo, senza sapere di essere intercettato. Parole che gli sono costate una imputazione per associazione mafiosa. I supremi giudici hanno reso definitiva la sua assoluzione dell’imputato difeso dagli avvocati Roberto Tricoli, Massimiliano Miceli ed Enzo Salvo.

Rileggiamolo il passaggio incriminato che aveva, giustamente, fatto sobbalzare sulla sedia gli investigatori che ascoltavano i dialoghi dell’ex consigliere comunale di Castelvetrano. Le sue fantasie erano ambientate in contrada Zangara, fra il 2009 e il 2010.

“Ma perché con Matteo? Lo sai cosa mi è successo a me? Ora ti dico pure la data, tre anni fa, ero a Zangara a caccia, tre anni, quattro anni precisi, quattro anni, ero a Zangara a caccia, loro raccoglievano olive… raccoglievano olive… prendi… a che non lo vedevo da una vita però ha?”.

Ed ecco spuntare il latitante e cacciatore provetto: “…lui sale a piede da solo, come un folle, sale verso di me, io non lo avevo riconosciuto a primo acchitto, era invecchiato, mi sono detto, ma questo perché m… mi cammina appresso… poi ho fatto che mi sono ignuniato nelle filara… e mi sono buttato sotto le zucche… lui salendo a me andava cercando, lui perché non mi ha visto più poi ma quando è arrivato di qua a là … mi ci sono alzato, abbiamo fatto mezz’ora di pianto tutti e due… Lillo come sei cresciuto? Lillo… e io mezz’ora di pianto, e mi voleva fottere la lepre con questa piangiuta, ma io gli ho detto, gli ho detto: stiamo facendo mezz’ora di pianto e ti stai fottendo la lepre gli ho detto”.

All’indomani del suo arresto Giambalvo era seduto davanti al giudice e al pubblico ministero. Il pm Maurizio Agnello fu diretto: “Ha mai incontrato Matteo Messina Denaro?”; “Mai l’ho incontrato”. Quindi millantava? “Sì”.

Il gip Nicola Aiello andò al cuore della questione: “Scusi ma lei quando parla allora parla così tanto per dire. Secondo lei, a meno che non è pazzo, uno non si mette a dire che conosce Messina Denaro?”. Risposta: “Ha ragione, ha ragione. Io cercavo di vantarmene, ha ragione, perché quel periodo era un periodo brutto”.

LEGGI: Trapani, mafia: batosta per amici e parenti di Messina Denaro I NOMI

Giambalvo è stato di recente condannato a 4 anni per una tentata estorsione. Non ha retto, però, l’aggravante di mafia. Sul campo resta un tema sociologico. Il fascino criminale di Messina Denaro continua a fare presa su molti.


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