“Mai saputo di trattativa tra Stato e mafia”. E’ netto l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, alla guida di Palazzo Chigi dopo la strage di Capaci, quando, secondo la procura di Palermo, pezzi delle istituzioni, con in testa l’allora colonnello del Ros Mario Mori, avrebbero gettato le basi per un dialogo con Cosa nostra. Amato è stato citato dalla difesa di Mori, sotto processo per favoreggiamento alla mafia. Rispondendo alle domande del legale del militare, l’avvocato Basilio Milio, l’ex presidente ha smentito di avere mai saputo della trattativa. “Ne ho letto sui giornali – ha detto – E comunque non so se perche” non è esistita o se perche” tutti sapevano che era una pessima idea venire a parlarne a me”.
L’ex presidente ha ribadito la sua convinzione che sul carcere duro occorresse non cedere, tesi, a suo dire, condivisa dall’allora capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro. Il teste ha poi sostenuto di avere saputo da Fernanda Contri, all’epoca segretario generale della Presidenza del Consiglio, dei contatti che Mori aveva instaurato con l’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino. “Fu lei, dopo la morte di Borsellino – ha spiegato – a chiedere a Mori lo stato delle indagini e Mori le disse che riteneva utile stabilire contatti con Ciancimino visto il suo ruolo in Cosa nostra”. Amato, però, non è riuscito a rammentare se il suo ricordo sulle rivelazioni della Contri sia stato sollecitato da recenti incontri con l’ex magistrato o se risalga al ’92.
Infine l’ex presidente, smentendo quanto dichiarato dal Guardasigilli dell’epoca, Claudio Martelli, ha negato di avere avuto difficolta” a mantenere lo stesso Martelli alla Giustizia. “Si dimise – ha concluso – perche” ricevette un avviso di garanzia e io, d’accordo con Scalfaro, lo sostituii con Giovanni Conso”.