Tre anni dalla morte di Aldo Naro| "Tante ombre, verità su mio figlio" - Live Sicilia

Tre anni dalla morte di Aldo Naro| “Tante ombre, verità su mio figlio”

Il padre del giovane ucciso al Goa: "Rissa? Mio figlio era inerme, circondato". Vogliamo giustizia.

PALERMO – “Sulla morte di mio figlio ci sono varie responsabilità, l’ho sempre detto e continuo ad esserne ancora più sicuro”. Rosario Naro, il papà di Aldo, ucciso la notte del 14 febbraio del 2015, prosegue insieme alla moglie Annamaria e la figlia Maria Chiara, la sua strada verso la verità. Da quella sera di tre anni fa la famiglia del giovane medico di San Cataldo è sprofondata nell’incubo, finendo poi in un tunnel di udienze in tribunale, colloqui con i legali, consulenti, ed una continua ricerca di elementi utili ad accertare cosa sia successo alla discoteca Goa, dove il ragazzo stava festeggiando il Carnevale insieme ad undici amici.

“Ci sono ancora troppe ombre su quello che è accaduto, stiamo tuttora raccogliendo tutto ciò che possa essere in grado di dare giustizia ad Aldo – dice il padre – e se sarà necessario dedicheremo tutta la nostra vita a questo obiettivo. Aldo era un ragazzo meraviglioso, ci è stato strappato in un modo assurdo. Mio figlio è stato preso di mira da più persone, le immagini estrapolate dalle telecamere confermano che di sicuro il responsabile non è soltanto uno”.

Naro si riferisce al reo confesso Andrea Balsano, buttafuori abusivo nella discoteca che ai tempi era ancora minorenne. E’ stato condannato in primo e secondo grado a dieci anni di carcere per omicidio volontario. Fu lui a sferrare il calcio mortale alla tempia del giovane neolaureato in Medicina, coinvolto nella rissa che sarebbe nata per il furto di due cappelli da cowboy a due amici di Aldo. “Ma rifletterei anche sul concetto di “rissa” – prosegue – perché dalle immagini esaminate durante l’ultima perizia, nonostante non siano chiarissime, si vede mio figlio a terra, inerme e massacrato, circondato da circa nove-undici persone. Non reagiva, non era parte attiva della presunta lite. D’altronde – sottolinea – Aldo non ha riportato soltanto la ferita mortale alla testa, ma diverse lesioni su varie parti del colpo”.

Sono imputati in questo troncone del processo Giovanni Colombo, Pietro Covello, Daniele Cusimano, Mariano Russo, Natale Valentino, Giuseppe Micalizzi, Carlo Salvatore La China – accusati di rissa – Giuliano Bonura e Francesco Meschisi, accusati di favoreggiamento personale. Con il rito ordinario sono processati Francesco Troia, Massimo Barbaro e Antonino Basile. Massimo Barbaro, gestore della discoteca, è indagato per favoreggiamento personale per aver coperto il buttafuori abusivo che avrebbe sferrato il calcio mortale.

“Il nostro sforzo, sia attraverso il perito, le nostre memorie e la nostra partecipazione attiva è quello di contribuire il più possibile alla ricostruzione di quella notte, anche se la lentezza esasperante della procedura per ascoltare ogni testimone ci scoraggia e rende più pesante il nostro calvario. Sono già trascorsi tre anni – sottolinea – e noi non abbiamo pace. Oltre al dolore infinito con il quale conviviamo non sappiamo ancora con certezza chi sono tutti i responsabili della morte di Aldo. Io e la mia famiglia ci dedichiamo anima e corpo al processo, che in questo momento ha la priorità su tutto. Siamo soltanto riusciti ad organizzare una messa in suffragio a San Cataldo per ricordare il nostro meraviglioso figlio – conclude Rosario Naro – un ragazzo che voleva dedicare la vita che gli è stata strappata, al prossimo. Chi sa ha il dovere di parlare”.


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