Adesso non ci sono più dubbi o spazio per sorprese dell’ultima ora. Donald Trump ha conquistato formalmente la nomination repubblicana per la Casa Bianca. Sara’ lui a correre per la presidenza degli Stati Uniti il prossimo 8 novembre. A sancire il trionfo del tycoon newyorchese la conta dei delegati nell’arena della convention di Cleveland. E a regalargli la fatidica soglia dei 1.237 delegati e’ stata proprio la delegazione della sua New York, alla quale nel floor dell’arena si sono uniti i figli del tycoon Donald Jr., Eric, Tiffany e Ivanka. “Congratulation Dad. We love You”, ha gioito Donald Jr., e subito sono scattate le note di ‘New York New York’. Ora manca solo l’ufficializzazione della nomination di Hillary Clinton, attesa nella convention democratica di Filadelfia la prossima settimana. E tutto sara’ pronto per la sfida finale, nella quale i due contendenti si confronteranno nei faccia a faccia televisivi previsti a partire dal mese di ottobre.
Quella di Trump e’ stata una corsa che all’inizio di questa campagna elettorale quasi nessuno aveva immaginato. Lui che si presentava – e non era la prima volta – come un outsider, che in molti pensavano dovesse uscire presto dalla gara. Invece Trump e’ diventato il vero protagonista di questa stagione politica americana, con i suoi modi decisi e anche i suoi eccessi verbali contro l’Islam, contro gli immigrati sudamericani, contro i rifugiati siriani. Senza contare le controverse prese di posizione sessiste e maschiliste che hanno fatto infuriare molte donne. Le sue posizioni anti-establishment negli ultimi mesi hanno messo in seria difficolta’ il partito repubblicano, aprendo di fatto una profonda crisi nella formazione storica della destra politica americana. Cosi’ Il trionfo del businessman newyorchese non e’ indolore per il Grand Old Party, arrivato diviso alla convention di Cleveland. Con la vecchia guardia – dai McCain ai Bush, passando per Mitt Romney – messa di fatti fuori gioco da un elettorato che nel corso delle primarie ha scelto a maggioranza la strada dell’antipolitica promossa da Trump. Quel messaggio rivolto alla pancia del Paese in un momento in cui la paura per il terrorismo e le crescenti tensioni che attraversano l’America – anche razziali – spostano parte dell’elettorato su posizioni piu’ conservatrici.
A nulla sono valse le ultime resistenze, in verita’ deboli, degli anti-Trump arrivati a Cleveland. Il tycoon e’ riuscito a blindare un partito i cui vertici – dal presidente Reince Preibus allo speaker della Camera Paul Ryan – alla fine hanno deciso di ‘turarsi il naso’ e di assecondare il controverso candidato, senza tentare quel colpo di mano in cui in molti ancora speravano.