Truffe su internet per 13 mila euro: quattro persone rimborsate - Live Sicilia

Truffe su internet per 13 mila euro: quattro persone rimborsate

I ricorsi dell'Adoc per ottenere dei risarcimenti da parte di Poste

CATANIA – Quattro persone truffate su internet, per somme totali di quasi 13 mila euro, hanno ottenuto la restituzione dei soldi spariti grazie al sostegno legale dell’associazione consumatori Adoc. I quattro catanesi, correntisti di Poste Italiane, hanno ottenuto dall’Arbitro Bancario Finanziario la restituzione delle cifre sottratte dal loro conto e inghiottite su Internet. Tra i casi esaminati, pure quello di una donna che è stata riconosciuta vittima di smishing e vishing, ovvero di attacchi informatici portati attraverso sms-pirata e telefonate fraudolente.  

I ricorsi

I collegi arbitrali, composti anche da membri designati dalla Banca d’Italia, hanno riconosciuto le ragioni sostenute dal coordinatore di Adoc Catania Giuseppe Camarda. I provvedimenti sottolineano fra l’altro come il “prestatore di servizi di pagamento”, ovvero Poste Italiane, debba “provare che l’operazione è stata autenticata, correttamente registrata e contabilizzata”. In caso contrario, “l’intermediario sopporta integralmente le conseguenze delle operazioni disconosciute”.

Il ricorso di maggiore importo quello presentato da una cittadina che aveva denunciato tre “operazioni-fantasma” per un totale di 7 mila 485 euro. Rimborso rifiutato. L’Adoc, quindi, ha efficacemente controbattuto alle tesi delle Poste: “Dalle evidenze – scrive in particolare l’Arbitro Bancario Finanziario – l’intermediario non ha dimostrato la natura del secondo fattore di autenticazione richiesto dalla normativa, ulteriore rispetto all’OTP asseritamente inviata tramite sms; dalle difese si evince, anzi, che tale fattore è costituito dai dati stampigliati sulla carta. Un tale sistema non è però ritenuto sufficiente per dimostrare l’attuazione di un sistema di autenticazione forte a escludere la responsabilità dell’intermediario”. Quindi, si precisa: “L’autenticazione forte del cliente consiste in qualcosa che solo l’utente conosce, per esempio una password; qualcosa che solo l’utente possiede come ad esempio un token, una smart card o un cellulare; qualcosa che caratterizza l’utente quale può essere un’impronta digitale”.

L’Adoc

L’Associazione difesa e orientamento dei consumatori è presieduta dalla segretaria generale Uil Enza Meli. Già in passato, sempre con l’intervento del coordinatore Giuseppe Camarda, l’associazione consumatori aveva difeso con successo alcune vittime di truffe informatiche: “Le imprese bancarie – afferma Camarda – devono sempre dimostrare di avere fatto di tutto per tutelare cliente impedendo accessi fraudolenti. S’impongono, quindi, misure capaci di verificare se un’operazione sia effettivamente addebitabile al correntista”.

Soddisfatta la presidente Adoc e segretaria generale Uil, Enza Meli: “Dare assistenza concreta ai cittadini è la nostra priorità, da sempre. Attraverso la nostra associazione, peraltro, siamo riusciti a far valere le ragioni di risparmiatori che avevano temuto di dover subire non solo il danno provocato dal raggiro, ma anche la beffa del mancato ristorno di denaro inutilmente richiesto per mesi o addirittura per anni. Abbiamo ancora una volta affermato il diritto alla tutela piena, effettiva, del consumatore. E questa mi sembra una buona notizia”.


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