CATANIA – Nell’ultimo anno è uscito ed entrato in carcere diverse volte Salvatore Fiore, detto Turi Ciuri. Il boss di San Giovanni Galermo è entrato anche nella famosa e tanto discussa lista dei 300 scarcerati durante l’emergenza Covid. Per motivi di salute, infatti, il magistrato di sorveglianza e i giudici competenti avevano concesso gli arresti domiciliari nel primo lockdown. Poi a maggio è arrivato l’aggravamento dal Tribunale di Sorveglianza e quindi il ritorno il cella. In seguito però è tornato nella sua casa catanese. Anche questa volta per poco tempo, perché poi sono arrivate le manette nel blitz antiracket Jukebox. Ma il Riesame ha accolto la richiesta della difesa di misura cautelare ai domiciliari.
Sabato è arrivato il provvedimento della Corte d’Appello di Catania che ha ordinato il suo ritorno in cella. La procura generale e la procura infatti avevano impugnato il provvedimento della Corte d’Appello di Catania (che lo ha condannato nel processo Docks) di concessione degli arresti domiciliari davanti al Tribunale della Libertà che lo ha accolto. A quel punto gli avvocati di Fiore hanno ricorso per Cassazione, ma la Suprema Corte ha confermato la decisione del Riesame di Catania. Ed è così che il boss è stato arrestato dai carabinieri e condotto in carcere.
Salvatore Fiore sarebbe storicamente legato al gruppo dei Santapaola di San Giovanni Galermo. Secondo il processo Docks avrebbe anche retto per un determinato periodo – dopo la sua scarcerazione per la condanna in Fiori Bianchi – la squadra mafiosa. Ricostruzione che Turi Ciuri ha però respinto nel corso di un processo, dicendo che avrebbe sempre eseguito gli ordini del Villaggio e non avrebbe avuto ruoli direttivi. Una fotografia in un certo senso “coincidente” a quella che emerge dall’inchiesta Chaos del Ros che parla di Luca Marino come “capo” del gruppo di San Giovanni Galermo.