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Tutti i punti della crisi

Palermo rischia una nuova emergenza rifiuti tra una discarica ormai satura, una Regione con le spalle al muro e un braccio di ferro tra sindaco, lavoratori e commissari sull'Amia.

Perché Palermo è sporca
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PALERMO – E’ di nuovo emergenza rifiuti a Palermo. Da giorni ormai le vie della città traboccano di immondizia, mentre sullo sfondo va in scena l’ennesimo braccio di ferro tra il sindaco Leoluca Orlando e i commissari dell’Amia e la Regione si trova a dover fare i conti con l’emergenza legata alla discarica di Bellolampo. Una situazione ormai al limite che potrebbe presto portare alla emergenza igienico-sanitaria. Ma come si è giunti a questo punto? I problemi sul tappeto sono due, diversi fra loro anche se ugualmente gravi.

BELLOLAMPO. Il primo riguarda la discarica di Bellolampo, che è ormai satura: il 30 aprile scatterà il divieto di conferire altri rifiuti, per mettere in sicurezza le cinque vasche attualmente utilizzate, mentre i lavori per la sesta, finanziata grazie ai fondi Fas e realizzata tramite un appalto gestito dalla Protezione civile, potrebbero non essere ultimati prima di luglio. Il problema, quindi, riguarda tre mesi durante i quali Palermo si ritroverebbe senza un luogo idoneo dove depositare la propria immondizia. Il Consiglio dei ministri, contrariamente a quanto sperato, non ha dichiarato lo stato di emergenza e adesso Palazzo d’Orleans, che ha la responsabilità del commissariamento della discarica, si trova con le spalle al muro. E dire che il problema era già noto da tempo e ampiamente prevedibile, ma in questi mesi la Regione aveva rassicurato tutti con l’annuncio di una speciale proroga che però, con lo spazio ormai esaurito, non avrebbe alcun effetto. Le ipotesi, al momento, vanno dall’aumentare la capienza della quinta vasca in altezza, che garantirebbe altri 15 giorni di autonomia, alla velocizzazione dei lavori per la sesta con i turni notturni, passando per il trasferiento in altri siti regionali e non dei rifiuti, il che comporterebbe costi assai elevati. A tutto questo si aggiunge anche il problema percolato, che ormai tracima e che era stato già oggetto di una precedente emergenza. La nave diretta a Olbia è ancora attraccata al largo delle coste sarde, per il rifiuto delle autorità cittadine di accoglierne il contenuto considerato pericoloso, e allo studio ci sono alcune alternative che contemplano il trasporto in altre regioni.

AMIA. Diverso è il problema legato all’Amia, l’azienda di raccolta dei rifiuti che ormai è sull’orlo del fallimento. Il tribunale ha infatti respinto il concordato preventivo presentato dal liquidatore nominato dal Comune, sancendo nei fatti il crac della società. Il piano di Palazzo delle Aquile prevede la requisizione dei servizi e dei lavoratori da parte del Prefetto e il loro affidamento al Comune, che procederebbe così alla costituzione di una nuova Amia ma senza i debiti, che rimarrebbero in capo alla vecchia affidata al curatore fallimentare scelto dai giudici. Un piano che trova però resistenze sia nel prefetto, che ha chiesto numi all’Avvocatura dello Stato, sia nei commissari che invece chiedono la presentazione di un nuovo concordato. E proprio con i commissari il sindaco ha ingaggiato, dal suo insediamento, un duello senza esclusione di colpi che si è acuito in questi ultimi giorni, con i commissari pronti anche a dimettersi subito in cambio dell’impegno finanziario del Comune che ha sì messo in bilancio l’adeguamento del contratto di servizio, ma l’ha subordinato alle dimissioni dei tre. Dal primo cittadino, però, è arrivata solo una risposta negativa: il fallimento è l’unica strada. In tutto questo, i lavoratori sono sul piede di guerra e contestano le cifre del sindaco che parla di debiti per 400 milioni: secondo i sindacati, i numeri sarebbero assai inferiori e consentirebbero il salvataggio dell’azienda evitando il fallimento. Chi, in un caso o nell’altro ci andrebbe di mezzo, sono invece i creditori dell’Amia: un centinaio di aziende che rischiano seriamente di dover dire addio ai propri soldi e che sperano in un altro concordato stavolta più morbido.

RIFIUTI IN CITTA’ E Palermo? Si ritrova ancora una volta sommersa dai rifiuti. Le assemblee dei lavoratori e i problemi di Bellolampo non fanno che ritardare un ritorno alla normalità che assomiglia sempre di più a una chimera e il rischio è che la città torni a vivere i momenti bui di qualche anno fa.

 


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