Tutti "tutini", eccetto Lucia - Live Sicilia

Tutti “tutini”, eccetto Lucia

“La Borsellino va fatta fuori. Va fermata. Come il padre”. Il dottor Tutino, chirurgo plastico, è agli arresti. Lo inchioda un’indagine.  Ma il pozzo dell’inchiesta è ben più nero. E può uscirne qualunque cosa. Da 'Il Fatto Quotidiano'.

Troia no. Ma morta ammazzata sì. Matteo Tutino, amico e medico personale di Rosario Crocetta, intercettato al telefono, così dice: “La Borsellino va fatta fuori. Va fermata. Come il padre”. Il dottor Tutino, chirurgo plastico, è agli arresti. Lo inchioda un’indagine: è accusato di aver messo in carico al servizio sanitario pubblico gli interventi di lifting e il modellamento dei nasini, cose così, ma il pozzo dell’inchiesta è ben più nero. E può uscirne qualunque cosa.

Troia non si dice ma augurare di saltare in aria a Lucia Borsellino, quello sì. Stante le rivelazioni de L’Espresso, ieri, si può fare se – e il settimanale lo conferma contro la secca smentita della Procura di Palermo – Tutino parla e Crocetta tace. Crocetta non era stato zitto quando Franco Battiato, suo assessore, aveva definito “troie”, oltretutto in senso figurato, “uomini e donne disposte a tutto per sete di potere”. Era il marzo del 2013 e Crocetta cacciava Battiato dal suo Governo inviando bigliettini di scuse alla Camera e al Senato – a Laura Boldrini e a Pietro Grasso – non senza licenziare dalla giunta regionale anche Antonio Zichichi, lo scienziato: “Non se ne poteva più”, disse, “parlava di raggi cosmici”.

Niente troie e niente raggi cosmici, dunque. Neppure dell’universo si può discutere con Crocetta. Vagheggiare di uomini e donne da far fuori – tale padre, tale figlia – invece sì. Se ne può parlare. Così – stante le rivelazioni de l’Espresso, su cui ieri s’è acceso un giallo – nella dottrina del doppio peso e della doppia misura di cui fino a oggi Crocetta, tutelato dal Partito democratico di Matteo Renzi, ha beneficiato. Niente raggi cosmici, quindi. Figurarsi i cannoli. E’ qualcosa di peggio dei cannoli che portarono alle dimissioni di Totò Cuffaro, attualmente detenuto, ma la telefonata di Crocetta, acchiappata nel 2013 dai microfoni di altre forze inquirenti, impegnate in altre inchieste parallele, è perfino superflua nel qualificarlo quando già l’intervista di Antonello Caporale sul Fatto Quotidiano lo aveva laureato impresentabile e patetico. Bastava leggere quando offriva all’assaggio di Caporale la propria panza ballerina – “la tocchi, la tocchi!”. Motivo più che sufficiente per far alzare il telefono a un Renzi qualunque e ordinare l’immediato commissariamento della Regione.

Una telefonata, appunto, quella divulgata ieri, che ha costretto il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, quindi il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e perfino la benevola Seconda Carica dello Stato, Pietro Grasso – tutti e tre, di certo, dotati di buone fonti – a gettare un occhio, con le loro dichiarazioni, sul mondo costruito da questo presidente ridotto a macchietta e sulla povera Sicilia in pieno disfacimento istituzionale. L’inchiesta, anche se la Procura smentisce l’esistenza della telefonata attribuita dall’Espresso a Tutino, è ancora agli albori. Il dottor Tutino non era solo l’amico e il cerusico personale di Crocetta. Teneva rapporti stretti con tutto il suo cerchio magico, non esclusi i magistrati (qualcuno dei quali col nasino rifatto), i consigliori e gli assessori di stretta osservanza.

Tutti “tutini” a eccezione di Lucia Borsellino. E anche lei, ieri – cui non mancano certo buone fonti – ha parlato: “Provo vergogna per loro”.

 


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