PALERMO – Arriva la prima condanna per l’ex pentito Giuseppe Tuzzolino: tre anni e otto mesi di carcere, interdizione per cinque anni dai pubblici uffici, risarcimento dei danni in sede civile. Lo ha deciso il Tribunale di Caltanissetta che lo ha giudicato colpevole per calunnia.
“Un bugiardo patologico”, lo hanno definito i pubblici ministeri nisseni. Più che verbali i suoi racconti sono stati un “delirio” che ha coinvolto decine di persone. Una girandola di nomi e circostanze impossibili da verificare. Ad ogni interrogatorio aggiungeva nuovi particolari. Un reticolo di situazioni per nulla chiare che partivano dalla Sicilia per approdare dall’altra parte dell’oceano.
Per alcuni episodi, però, i pm nisseni hanno riscontrato la falsità delle sue accuse. Ad esempio quando disse che, nel corso di una cena datata 2007-2008, in un ristorante di Canicattì vide e ascoltò l’allora procuratore capo di Agrigento, Ignazio De Francisci (ex aggiunto a Palermo e oggi procuratore generale a Bologna) ricevere una raccomandazione. Il magistrato avrebbe aiutato grazie all’interessamento dell’architetto Calogero Baldo (ex genero di Tuzzolino ed ex assessore al Comune di Agrigento) una neolaureata per superare l’esame di abilitazione e diventare avvocato in cambio di un Rolex da 4 mila euro. Neppure sul modello dell’orologio le dichiarazioni erano state univoche.
Poi, aggiunse che un avvocato di Macerata, Ennio Sciamanna, su ordine di Matteo Messina Denaro, stava organizzando attentati per uccidere una sfilza di magistrati e parenti di magistrati (Francesco Lo Voi, Maria Teresa Principato, Marcello Viola, Marco Verzera) con l’aiuto di alcuni componenti della banda della Magliana e del clan romano dei Casamonica.
Oggi la condanna, invocata dai pubblici ministeri e dai legali delle parte civili, gli avvocati Valentina Castellucci e Lillo Fiorello. “Di calunniose congetture”, aveva parlato l’avvocato Castellucci.
Sulla inattendibilità si creò una spaccatura in Procura a Palermo. Prima che Tuzzolino venisse mollato del tutto il pentito ha alimentato il miraggio di fare arrestare Matteo Messina Denaro. Maria Teresa Principato, ora alla Direzione nazionale antimafia, ha sperato che Tuzzolino l’avrebbe condotta fino al latitante. Le rogatorie internazionali non hanno condotto ad alcun risultato.