"U parrinu" - vita di | Padre Pino Puglisi - Live Sicilia

“U parrinu” – vita di | Padre Pino Puglisi

“Da San Vito a un martire dei giorni nostri” è stato il tema di una serata che ha raccontato l’anno della Beatificazione di padre Puglisi coinciso col ventennale dalla sua uccisione per mano mafiosa.

Mascalucia
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MASCALUCIA. Mascalucia è stato il primo comune siciliano, il secondo in Italia, ad ospitare lo spettacolo teatrale “U Parrinu – Vita di Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia”. Un evento fortemente voluto dal vicesindaco e assessore al Turismo, Fabio Cantarella, d’intesa col sindaco Giovanni Leonardi, e andato in scena all’interno della chiesa di San Vito in occasione dei festeggiamenti del santo patrono. Christian Di Domenico, il principale erede ed insegnante della metodologia d’arte drammatica alschitziana in Italia, nata ad opera del regista russo JuriJ Alschitz agli inizia degli anni 1990, ha raccontato la vita del prete ucciso dalla mafia, grande amico della sua famiglia. “Da San Vito a un martire dei giorni nostri” è stato il tema della serata, nell’anno della Beatificazione di padre Puglisi che coincide col ventennale dalla sua uccisione per mano mafiosa. “Io e il sindaco Giovanni Leonardi, ma anche il parroco don Paolo Malatesta, abbiamo accolto con entusiasmo l’idea di raccontare la storia di Padre Pino Puglisi all’interno della chiesa, nel corso dei festeggiamenti di San Vito –ha spiegato il vicesindaco Fabio Cantarella. Mi ha fatto un’enorme piacere vedere così tanta gente è un segnale importante, ossia che Mascalucia ha sete di un nuovo tipo di spettacoli, che trasmettono una cultura diversa e lasciano un seme importante nei nostri cuori e nelle nostre menti. Proseguiremo –ha concluso Fabio Cantarella- su questa linea perché la vera antimafia si fa con la cultura e la memoria”.

Introdotto dall’attore mascaluciese Claudio Zappalà, è davvero emozionato Christian Di Domenico: “Sono tanto felice di aver potuto portare questo spettacolo anche in Sicilia. Ho conosciuto Don Puglisi quando ero piccolo, veniva a trascorrere alcuni giorni di vacanza con la mia famiglia. Era strano avere un prete in casa, si dicevano le preghiere a tavola e certe cose, in sua presenza, era difficile anche solo pensarle. I suoi occhi brillavano di una luce speciale che non so spiegare. Il 15 settembre 1993, giorno del suo 56°compleanno, un colpo di pistola alla nuca ha  spento quella luce e ha segnato un pezzo di storia della Chiesa e della società civile in Italia. Sono passati quasi venti anni, sono diventato un attore, un marito, un padre. Porto sempre con me l’immagine di Padre Puglisi, è nelle mie preghiere. Adesso, nell’anno della sua Beatificazione, ho sentito il bisogno di raccontare la sua storia, nella quale si intreccia anche la mia, attraverso uno spettacolo teatrale in forma di monologo, che spero di presentare in futuro in tante altre parrocchie, nelle scuole, e in tutti quei luoghi che daranno la propria disponibilità ad organizzare e promuovere tale evento, perché credo che possa aiutare le nuove generazioni a recepire quei valori di cui ogni sua azione compiuta era portatrice: Amore, Fede, Coraggio, Generosità, Altruismo, Umiltà. Ma, soprattutto, capacità di Perdonare”.

Il monologo di Di Domenico si conclude con la confessione dell’ormai pentito Salvatore Gricoli che insieme ad un altro pentito, Gaspare Spatuzza, uccise il prete che non volle chinarsi a cosa nostra e che aveva dato la speranza di una vita diversa a Brancaccio. Il pentimento dei mafiosi Spatuzza e Gricoli è considerato dalla chiesa un miracolo e ciò ha portato alla beatificazione di don Pino Puglisi.


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