Litigavano spesso. Ma ieri sera quel difficile rapporto è finito nel sangue. Giovanni Riccobono, disoccupato di 51 anni, ha ucciso la moglie, Carmela Scimeca, parrucchiera di 47 anni. L’ha colpita a coltellate alle spalle e alla gola. Poi è fuggito, davanti allo sguardo atterrito del figlio di 15 anni, è si è suicidato, lanciandosi con la sua auto da un ponte. E’ il secondo caso di uxoricidio-suicidio nel giro di due giorni; il 20 agosto cinque colpi di pistola hanno messo la parola fine a un’altra tormentata storia di una coppia di Ardea, in provincia di Roma, i cui corpi sono stati trovati in una pozza di sangue. Ieri sera una tragedia dai contorni analoghi si è consumata a Partanna (Trapani) in un appartamento in via Trieste. La coppia si era separata a luglio in via consensuale ma le liti non erano mai finite, anche se i due abitavano in case diverse, a pochi metri di distanza. Secondo una prima ricostruzione, intorno alle 22 i coniugi hanno avuto l’ennesima discussione. L’uomo ha accoltellato la donna in cucina, mentre il figlio minore si trovava in un’altra stanza e quello maggiore, di 19 anni, era fuori casa. Il fendente mortale è stato quello che ha colpito la donna alla gola. Subito dopo l’omicida è scappato in auto, lanciandosi da un ponte sulla statale Castelvetrano – Sciacca. Nella vettura i carabinieri hanno trovato una lettera, datata 18 agosto, in cui l’uomo preannuncia il suicidio, scusandosi con moglie e figli. Evidentemente aveva cambiato idea fino al raptus di ieri. “Quello che è accaduto è drammatico – padre Gaetano Aiello, parroco della chiesa Madonna delle Grazie a pochi metri dall’abitazione di via Trieste – Ci sono due ragazzi che hanno perduto entrambi i genitori che non andavano d’accordo da molto tempo, tuttavia nulla faceva presagire una simile tragedia”. Il prete conosceva bene la famiglia. “Il figlio maggiore della coppia – racconta – faceva l’organista in chiesa, il fratello era sempre presente alle funzioni e alle nostre inizitive. I due coniugi si vedevano un po’ più di rado”. Ora i ragazzi sono dai nonni materni a Montevago, nell’agrigentino, paese di cui era originaria la madre. Le salme, sulle quali non è stata disposta l’autopsia, sono state restituite ai familiari. Dieci anni fa nella zona si verificò una tragedia simile. All’epoca Filippo Voi uccise, sempre a coltellate, la moglie, Graziella Savarino e poi si tolse la vita.
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