Uccise l'ex amante della figlia |Condannato il 65enne Garozzo - Live Sicilia

Uccise l’ex amante della figlia |Condannato il 65enne Garozzo

La sentenza del Gup.

il processo
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CATANIA. Condannato a 10 anni di reclusione. Questa la sentenza di primo grado pronunciata ieri mattina dal gup di Catania Alessandro Ricciardolo nei confronti di Isidoro Garozzo, 65enne giarrese, imputato per l’omicidio di Vincenzo Patanè. L’uomo, nel maggio dello scorso anno, aveva esploso cinque colpi di pistola, nella frazione giarrese di San Giovanni Montebello, contro l’ex amante della figlia. Il 48enne era poi deceduto poco dopo essere giunto in eliambulanza all’ospedale Cannizzaro di Catania. Il pubblico ministero, al termine della requisitoria, aveva chiesto una condanna a 18 anni.

L’UDIENZA. La decisione del giudice, maturata dopo circa due ore di camera di consiglio, è giunta nella tarda mattinata dopo l’ultima udienza, fissata per le repliche delle parti civili e della difesa. Nel corso della precedente erano state scintille tra i legali delle due parti. Il giudice aveva così stabilito un breve rinvio per rasserenare gli animi. Ieri, in un clima più disteso, hanno preso la parola Salvo Sorbello, legale dei familiari di Vincenzo Patanè insieme a Lucia Spicuzza, e Francesco e Giuseppe Trombetta, difensori di fiducia di Isidoro Garozzo. La confessione resa dall’imputato è stato uno dei temi di divergenza. Per i legali di parte civile non sarebbe stata genuina, poiché sopravvenuta dopo le indicazioni già fornite ai carabinieri dalla stessa vittima. Non così per la difesa, che ha sottolineato invece come il proprio assistito abbia consegnato spontaneamente l’arma ai militari, confessando di aver sparato al 48enne.

Altri argomenti di scontro sono stati i presunti atti persecutori di cui sarebbero stati vittima tutti i componenti della famiglia Garozzo. Vincenzo Patanè, per gli avvocati Trombetta, non avrebbe accettato la fine della relazione con la figlia di Garozzo e avrebbe messo in atto azioni violente nei confronti della donna, dei suoi figli e di tutta la famiglia. Fatti non provati, secondo il legale Sorbello, poiché mai vagliati dall’autorità giudiziaria. Durante l’udienza l’imputato ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee ed ha chiesto scusa ai familiari di Patanè.

LE REAZIONI. Esprime il proprio compiacimento per l’esito del processo il difensore Francesco Trombetta. “E’ una tragedia, quindi nessuno può ritenersi contento – dichiara il legale – Bisogna manifestare pieno rispetto per la famiglia Patanè perché un uomo ha perso la vita. Il mio assistito lo ha ribadito durante le spontanee dichiarazioni e si è detto dispiaciuto e pentito per quello che ha commesso. Ci riteniamo comunque soddisfatti dalla sentenza e aspetteremo il deposito delle motivazioni per valutare l’opportunità di fare ricorso in appello”.

Per i legali di parte civile il capo d’imputazione, per come è stato presentato dal pubblico ministero, non offriva termini più ampi di pena. “Qualsiasi sentenza in un processo di questo tipo lascia l’amaro in bocca ad una mamma che ha perso il figlio, ai figli che hanno perso un padre e alla moglie che ha perso un marito – dice Lucia Spicuzza – I dieci anni anche se fossero stati venti o trenta avrebbero comunque lasciato l’amaro in bocca. Devo anche dire però che questa sentenza soddisfa anche noi parti civili, perché il giudice ha riconosciuto solo delle attenuanti generiche. Ciò significa che ha accolto la nostra tesi e quella del pubblico ministero, secondo cui la legittima difesa non c’era”.

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