“E’ come se avessero ucciso di nuovo mio fratello e mia cognata. Questo è un nuovo colpo al cuore dello Stato”. Esordisce così Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia, dopo la notizia dell’attentato alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi. “Qualunque sia la matrice, le sensazioni che sto provando sono quelle di vent’anni fa. Lo stesso strazio, lo stesso dolore, la stessa angoscia. Sono stati presi di mira i ragazzi – aggiunge – quella porzione di società che punta al cambiamento”. Cambiamento al quale mira la “Carovana Internazionale Antimafia” di Libera, più comunemente conosciuta come “Carovana della Legalità”: la tappa prevista di oggi è proprio quella di Brindisi. Poi, marcerà per quattro giorni sul suolo pugliese in ricordo delle vittime della mafia. In occasione del ventennale delle stragi la Carovana della Legalità ha infatti organizzato una maratona che attraversa tutta l’Italia, con un unico motto: il no alla criminalità organizzata, che uccide lo Stato e mortifica la popolazione, invitata a denunciare ogni segnale mafioso. In tutti i luoghi visitati dalla Carovana sono sempre previste iniziative che hanno l’obiettivo di coinvolgere e sensibilizzare gli abitanti e le istituzioni locali.
“Idee come la Carovana – dice Maria Falcone – sono il segnale di continuità. Non possiamo mostrare alcun cedimento, non dobbiamo fermarci. Anzi, io personalmente continuerò a portare avanti le mie idee e quelle di Giovanni con maggiore forza. Oggi spero di andare a Brindisi – conclude – ma se non sarà possibile sarò di pomeriggio all’albero di via Notarbartolo”. E alla vigilia delle commemorazioni anche il presidente del Tribunale di Palermo, Leonardo Guarnotta, ribadisce la necessità di non cedere. Contattato dopo la notizia dell’attentato dice: “Sono al Palazzetto dello sport di Cefalù dove si sta svolgendo la partita tra l’Associazione Nazionale Basket Magistrati e la Nazionale Basket Artisti. L’incontro viene organizzato ogni anno per non dimenticare i colleghi che hanno dato la vita per contrastare Cosa nostra. Più che colleghi, per me, erano dei grandi amici. Io sono qui non dimentico, ma anche io oggi, provo lo stesso dolore di quel tragico anno”.