PALERMO – Una lite familiare finita in tragedia. Nel novembre del 2011 Salvatore Benfante, 33 anni, venne ucciso a colpi di baionetta. Per quel delitto saranno processati con il rito abbreviato Umberto Zora, 58 anni, il figlio Giancarlo di 26, e il nipote Domenico Lecce, 35 anni. Sono tutti accusati di omicidio aggravato dalla premeditazione e dall’avere agito per futili motivi e con crudeltà. I fratelli della vittima, Antonino e Guido Benfante, sono stati rinviati a giudizio per rissa dal giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa. Hanno scelto il rito ordinario.
Salvatore Benfante, insieme ai fratelli Antonino e Guido, tutti e tre raccoglitori di ferro del Borgo Vecchio, erano andati a casa del cognato, Giancarlo Zora, per chiarire vecchie questioni familiari. Teatro della tragedia: fondo La Manna nel quartiere Zisa. La discussione era degenerata in una rissa. Il padre di Zora, imbianchino di professione, colpì la vittima con una baionetta al fianco e all’addome. Un’arma che consegnò ai carabinieri che lo trovarono in stato di choc dentro casa.
Dei tre imputati per l’omicidio è l’unico detenuto. Il figlio e il nipote, accusati di avere immobilizzato la vittima mentre veniva colpita, furono scarcerati dal Tribunale della Libertà che ritenne lacunose le testimonianze dei parenti della vittima. Furono loro a ricostruire il ruolo dei due cugini nel delitto.