CATANIA – Un confronto tra docenti e studenti sull’invasione della Russia in Ucraina è stato organizzato questo pomeriggio nell’aula magna dell’Università di Catania. All’incontro, dal titolo “Gli studenti Unict uniti per la pace” e organizzato da diverse sigle dell’associazionismo studentesco, hanno partecipato quattro professori dell’Università per approfondire diverse tematiche del conflitto mondiale in corso.
Il collegamento
Anastasia parla in collegamento da Mykolaiv, nel sud dell’Ucraina, non distante dalla Crimea. Il suo intervento è in un inglese spedito: “In questo momento siamo in attesa, tutti in casa. La nostra sensazione è quella di una forte limitazione della libertà, e di preoccupazione non solo per il mio paese, ma per i paesi vicini. Un’invasione come quella messa in atto dalla Russia infatti potrebbe ripetersi anche in altri luoghi, e per questo chiediamo che sia fatta una forte condanna dell’azione della Russia, e sono felice che ci sia interesse da parte degli studenti italiani verso la nostra situazione”.
L’incontro
Il confronto sulla guerra è aperto dall’intervento della prorettrice dell’Università Francesca Longo, che ha spiegato il motivo che ha spinto l’ateneo a organizzare la giornata di dibattito: “Una delle cose principali da fare in questi giorni – dice Longo – è comprendere quello che sta succedendo. Purtroppo siamo appiattiti su una comunicazione politica binaria, semplificata. Il sistema del diritto e della politica internazionale è complesso, e serve un’analisi profonda”.
Longo ha poi annunciato l’illuminazione del rettorato con i colori della bandiera Ucraina, e l’adesione dell’Università di Catania alla rete delle università per la pace, per ripudiare l’uso delle armi e cercare una soluzione pacifica della crisi, e l’attivazione da parte dell’ateneo per l’accoglienza di ricercatori, dottorandi e in senso lato rifugiati ucraini con una sistemazione pratica e accademica.
“Perché questa guerra”
Il ciclo di interventi prende poi il via con Daniela Irrera, professoressa di Relazioni internazionali: “Perché questa guerra – dice Irrera – e con l’uso di parole dimenticate come invasione, escalation e altre che richiamano la guerra fredda? In questo caso ci sono diverse parole chiave in gioco, come potenza regionale e egemonia, entrambe legate al ruolo della Russia in questo momento, e alla sua sfera di influenza. La Russia è classificabile tra le medie potenze, e regionali, quindi siamo pienamente in una sfera di influenza che presenta caratteri diversi da quella statunitense e di altre potenze”.
“La Russia – dice ancora Irrera – interviene nei territori della sua sfera a seconda dei differenti sistemi politici e di società civile al loro interno. Sono regimi variamente illiberali, ma con differenze importanti all’interno delle rispettive società civili. Anche la società civile russa è molto viva, e lo stesso Putin non ha pieno consenso. Questi ci mostra dunque quanto sia importante la società civile per tutti i conflitti regionali che coinvolgono la Russia e la sua sfera d’influenza”.
“Un’aggressione russa”
Ad affrontare l’aspetto giuridico del conflitto è Salvatore Zappalà, professore di diritto internazionale del dipartimento di giurisprudenza: “Dal punto di vista del giurista – dice Zappalà – le risposte da dare in questa situazione sono abbastanza chiare. Le Nazioni Unite proprio ieri hanno qualificato la situazione come un’aggressione della Russia all’Ucraina, a differenza del 2014, in cui il termine non fu usato. La situazione si qualifica quindi come violazione della carta delle Nazioni Unite”.
Zappalà descrive poi il sistema di diritto e sanzioni che potrebbe essere applicato al conflitto armato, con la possibilità, nel caso fossero accertate violazioni al diritto internazionale, che la Russia sia giudicata per crimini di guerra o crimini contro l’umanità. “Sono tutti fatti che, se emergessero, potrebbero portare ufficiali civili e militari russi davanti alla Corte penale internazionale – dice Zappalà – c’è da dire che ci troviamo in uno scenario preoccupante: il sistema della carta ONU era sembrato il più efficiente nel garantire un equilibrio ed evitare la guerra almeno tra superpotenze”.
Lo shock economico
“L’economia può spiegare i fatti bellici, ma non è l’unico modo”: per Maurizio Caserta, docente di economia politica, “non tutti i comportamenti si possono spiegare come un modo per procurarsi delle risorse, che è l’oggetto di studio dell’economia: c’è anche la volontà di potenza o l’anelito alla libertà. Ma detto questo, in senso economico le guerre sono uno shock: alterano il normale flusso di beni e servizi, della finanza e dei movimenti di persone. La guerra di sicuro influisce su ciascuno di questi sistemi. Quello che vediamo in questi giorni è un’alterazione dell’approvvigionamento di materie prime, come il gas, che fa alzare i prezzi e potrebbe costringerci a ritoccare i panieri di spesa, mentre sui movimenti di persone oggi c’è stata una sorta di forzatura, costringendo migliaia di persone a fuggire”.
La testimonianza e il flash mob
Dopo la lettura di una nota emanata dalla Consulta degli studenti che chiede all’Università un intervento per garantire il diritto allo studio degli studenti provenienti dall’Ucraina e un’azione per offrire loro l’opportunità di continuare gli studi a ogni livello, gli studenti hanno messo in atto un flash mob, sventolando bandiere della pace nel chiostro della sede centrale dell’Università.