Un Centro in vetro e acciaio | Ecco la nuova casa del Ros - Live Sicilia

Un Centro in vetro e acciaio | Ecco la nuova casa del Ros

L'area dell'ex caserma Ferrara. L'opera interessa il versante est

Il quartier generale del reparto dei carabinieri sorgerà in corso Calatafimi

PALERMO – Il nuovo quartier generale dei carabinieri del Ros sorgerà a Palermo, in corso Calatafimi, e unirà l’estetica ricercata degli stili architettonici storici alle più avanzate tecnologie impiantistiche ed energetiche. Il progetto di rigenerazione urbana da oltre 7 milioni di euro interessa alcuni edifici del complesso dell’ex caserma Michele Ferrara, di proprietà dell’Arma dei carabinieri, in passato usati come ospedale militare. L’area è accessibile da via Porrazzi (in foto a destra dell’area rossa), da via Mulé (a sinistra) e da corso Calatafimi (in alto).

Con il trasferimento dell’ospedale militare a Villa Stagno, in corso Calatafimi, nel 1932, ha inizio la storia recente della sanità militare palermitana. Nel periodo della seconda guerra mondiale, nell’ospedale vengono ricoverati molti civili, anche in seguito all’occupazione delle truppe alleate. Nel 1946 lo stabilimento viene intitolato a Michele Ferrara, ufficiale medico volontario caduto in Africa, insignito della medaglia d’oro. Poi i locali sono stati dismessi, fino al passaggio di consegne dall’Agenzia del demanio all’Arma.

Da strutture ospedaliere dismesse a edifici strategici e funzionali, in uso ai reparti speciali dei carabinieri: delle due costruzioni coinvolte, sulla parte nordest del complesso, una verrà demolita e ricostruita per gli uffici del Ros (Raggruppamento operativo speciale), del servizio scorte e del servizio magistratura, con un centro di rappresentanza ultramoderno in vetro e acciaio; l’altra invece verrà ripristinata per ospitare la mensa, una sala conferenze e, ai piani superiori, le camerate. Inoltre verrà creato un nuovo ingresso in via Porrazzi, e subirà una riqualificazione anche una parte del maestoso giardino con fontana compreso nel perimetro della villa.

Il comune denominatore dei lavori è la sinergia: la convenzione porta la triplice firma del dirigente generale del dipartimento Infrastrutture della Regione Siciliana, Fulvio Bellomo, del provveditore, Donato Carlea, e del direttore regionale dell’Agenzia del demanio, Vittorio Vannini. Coinvolti nelle varie fasi del progetto anche il Comune di Palermo, la Soprintendenza per i Beni culturali, l’Asp 6 Palermo e i vigili del fuoco. Anche questo progetto, come gli altri del Provveditorato per le opere pubbliche sul territorio siciliano, è regolamentato da un Patto per la legalità stipulato con le 9 prefetture siciliane.

“Il complesso ha una posizione strategica fondamentale – dice Giulio Verro, funzionario tecnico del Provveditorato e coordinatore del progetto – perché si trova allo stesso tempo sia nel cuore della città, sia a pochi metri dall’aeroporto Boccadifalco dove sorge la cittadella della polizia, sia in prossimità dell’asse autostradale. L’intervento – prosegue – avrà anche una finalità aggiunta: sappiamo che al momento i reparti che si sistemeranno negli edifici hanno fitti passivi, e spostarsi comporterà grandi vantaggi economici nel tempo”. La rigenerazione ha l’obbiettivo di rivitalizzare l’intera area, “ma in modo da salvaguardare il monumento – precisa Verro –. Dall’esterno, lo spettacolo sarà sempre e comunque quello offerto dalle splendide architetture liberty”.

La tecnologia consentirà di mantenere operativi i reparti 24 ore su 24, ma strizzando l’occhio al risparmio. La realizzazione degli impianti è affidata all’ingegnere Giovanni Margiotta, con la collaborazione dell’ingegnere Sergio Rappa: “Ci sarà un gruppo elettrogeno che garantirà la piena funzionalità dell’intera struttura – dice Rappa – e un’altra cosa tenuta in considerazione è il risparmio energetico, con lampade led, sonde di luminanza che variano a seconda della luce naturale esterna, e una climatizzazione che recupererà calore per riscaldare l’acqua sanitaria a costo zero. Grazie a questi interventi l’edificio ha ottenuto la classe energetica A, la fascia migliore”. E sulla falsariga del progetto di “rinascita” della Cattedrale di Palermo, in partenza nei prossimi giorni, è stato adottato un innovativo sistema per la manutenzione: attraverso i millimetrici chip Smart point, i tecnici potranno controllare lo stato degli impianti attraverso uno smartphone.

Data la particolare natura del complesso di corso Calatafimi, che vanta edifici storici, la messa in regola a livello sismico è stata una priorità assoluta degli ingegneri Vito Misuraca e Leo Varvaro, a cui è stata affidata la parte strutturale; competenza dell’architetto Roberta Pellegrini, invece, l’area sicurezza. “A livello di resistenza sismica, tutte le opere sono divise in quattro categorie – spiega Misuraca –. L’edificio che tra i due non verrà demolito, ma ‘solo’ rimesso in sesto, ha almeno 100 anni: è stato fondamentale fare indagini e studi per portarlo alla classe d’uso più alta possibile, la terza su quattro. L’efficienza del comportamento sismico sarà al 70%, tenendo conto però che si partiva dallo 0%. Considerato di che edificio si tratta, parliamo del massimo”.

L’opera ha un costo di 7 milioni 200mila euro, di cui 2 milioni 600mila stanziati dalla Regione Siciliana attraverso il Patto per il sud (Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020); il finanziamento restante è opera dell’Agenzia del demanio. Date le dimensioni economiche del progetto, dal Provveditorato interregionale per le opere pubbliche Sicilia-Calabria fanno sapere che ci vorranno almeno 10 mesi per l’iter della gara d’appalto e oltre 500 giorni per il completamento.


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