Strage di Via D'Amelio, Ingroia:| "Fatevi ispirare da Borsellino" - Live Sicilia

Strage di Via D’Amelio, Ingroia:| “Fatevi ispirare da Borsellino”

Inaugurazione dell'effigie su pietra lavica ceramizzata che raffigura Falcone e Borsellino. Disegno accompagnato dalla scritta: "Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore solo una volta".

SANTA MARIA DI LICODIA
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CATANIA – Sono passati ventun’anni dalla strage di Capaci e di via D’amelio. Ogni anno la Sicilia si raccoglie in silenzio, per ricordare e commemorare i due magistrati siciliani, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, assassinati da cosa nostra nella primavera – estate del 1992. Stamani, a Santa Maria di Licodia, l’amministrazione comunale, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio Comunale ha voluto organizzare una giornata in memoria a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e a tutte le vittime della mafia. L’iniziativa è stata ideata e coordinata da Gaetano Musumeci, Stefano Saitta e Fabio Tomasello che hanno voluto rendere omaggio ai due magistrati siciliani, insieme all’artista Alfredo Scandurra, autore del disegno su pietra lavica. In via Aldo Moro, la circumvallazione nord del paese, nel muro che fiancheggia la carreggiata in direzione di Biancavilla, è stato realizzato un disegno che raffigura, tramite l’utilizzo di basalto di pietra lavica ceramizzata, uno dei momenti più celebrativi dei due magistrati, intenti a parlare tra di loro, genialmente fotografati nell’attimo in cui uno sussurra all’altro qualcosa.

All’evento hanno partecipato in molti, oltre alla cittadinanza, alle associazioni e alle forze dell’ordine tra i presenti spiccavano l’ex magistrato Antonio Ingroia, il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta, il segretario generale CGIL di Catania Antonio Villari, l’assessore di Biancavilla Giuseppe Furnari, il presidente del Parco dell’Etna Marisa Mazzaglia, il sindaco di Belpasso Carlo Caputo, accolti dal primo cittadino di Santa Maria di Licodia Salvatore Mastroianni, dal Presidente del Consiglio Comunale Gabriele Gurgone e dal Parroco della comunità ecclesiale licodiese il sacerdote Santo Salamone.

La cerimonia iniziata con la svelatura e la benedizione dell’effigie da parte del Parroco, il quale ha esortato i presenti a non piegarsi di fronte ai soprusi: “Bisogna essere liberi come uomini, come Stato e anche come Chiesa. Stare vicino ai più deboli, non lasciarli da soli. Educare i giovani alla legalità, impartendo quei valori che ci hanno lasciato Falcone e Borsellino”, è proseguita con il rito delle foto e degli abbracci. Un momento che ha coinvolto anche Antonio Ingroia, invaso affettuosamente dai ragazzi, che hanno voluto farsi una foto ricordo con lui. Nella tarda mattinata, c’è stato spazio anche per il dibattito e per il confronto, in aula consiliare, dove molte delle personalità politiche si sono soffermate a ricordare l’importanza della lotta alla mafia.

Dopo i saluti e i ringraziamenti del Presidente del Consiglio Comunale, il sindaco Mastroianni ha voluto ricordare: “Stamani è l’occasione per commemorare tutte le vittime della mafia e per ringraziare le forze dell’ordine di ieri e di oggi, che con il loro lavoro da sempre riescono a proteggere il cittadino nella lotta alla mafia – ha aggiunto – Ieri come oggi, appartenenti alle forze dell’ordine hanno difeso i valori di Falcone e Borsellino, per questo non posso che dire un grazie di cuore a tutti loro”.

Antonio Ingroia si è soffermato sulla necessità di ricordare Falcone e Borsellino come modelli di riferimento, senza cadere nell’errore di santificarli e poi dimenticarli: “Questi due uomini non possono essere ricordati una sola volta, e poi durante l’anno dimenticati da tutti. Bisogna fare memoria ogni giorno per ricordare il lavoro di questi uomini, nella consapevolezza che queste iniziative hanno lo scopo di rendere omaggio alle loro figure – ha proseguito – Quando Falcone e Borsellino noi li trasfiguriamo ad eroi, nel tentativo di percepirli come tali in una sorta di santini, rischiamo di distanziarli dalla nostra vita quotidiana, dimenticando, invece, che essi sono modelli di riferimento per il cittadino. La mafia non è solo un problema criminale, ma è anche culturale, sociale, politico ed economico. Solo intervenendo su tutti questi fronti, si può sperare che essa abbia una fine. Dobbiamo ispirarci ai due giudici siciliani per combattere la mafia, perché essi sono modelli di riferimento, nella consapevolezza di essere persone responsabili, per fare ciò dobbiamo partire dalle piccole cose, dal territorio in cui viviamo. Educare i giovani nell’avvertenza che la mafia è un sistema brutale e violento che ci toglie ogni libertà di essere cittadini. Essa non è un motore di sviluppo, essa frena lo sviluppo di uno Stato”.

Il segretario generale CGIL di Catania, Angelo Villari ha spiegato: “Siamo qui per ricordare due servitori dello Stato che hanno pagato con il prezzo più alto la lotta alla mafia, ovvero con la loro vita. La Sicilia deve essere riscattata attraverso il loro ricordo, nel quale le istituzioni, gli enti locali, i sindacati, le associazioni devono essere sempre impegnate. Per me è l’occasione anche di ricordare un ragazzo e un imprenditore come Emanuele Feltri, il quale viene ostacolato nella sua attività commerciale e lavorativa dalle continue intimidazioni e minacce della criminalità locale, la quale mette a rischio il frutto del lavoro del giovane imprenditore paternese – ha proseguito – Non c’è sviluppo senza la lotta alla mafia, perché essa è illegalità per tutta la comunità. Un territorio non può ignorare la lotta alla mafia, perché così cessa la speranza di crescere e di svilupparsi. Questo diventa un messaggio non solo per la cittadinanza di Santa Maria di Licodia, ma per tutta la realtà siciliana locale e regionale”.

Spazio anche per l’assessore di Biancavilla Giuseppe Furnari che ha commentato: “Abbiamo il dovere morale di riscattare la nostra terra dalla mafia, dobbiamo avere questa consapevolezza. Concordo con Ingroia, perché Falcone e Borsellino non possono essere ricordati una sola volta, ma devono diventare nostri modelli di riferimento, affinché ci possiamo affrancare da ogni influenza criminale e avviare il nostri territorio allo sviluppo e alla crescita”. Ha chiuso gli interventi, l’onorevole Giuseppe Berretta, nelle vesti di sottosegretario alla Giustizia: “Bisogna essere uniti nella lotta alla mafia; le istituzioni, i sindacati, le rappresentanze devono impegnarsi ad educare le nuove generazioni nei valori di Falcone e Borsellino. La criminalità organizzata ha un forte interesse ad entrare nella politica. E alcuni politici hanno un forte interesse ad evitare la competizione elettorale. Un politico corrotto può ad esempio ottenere voti in cambio di denaro. L’articolo 416 ter del Codice Penale punisce infatti il voto di scambio, se questo avviene attraverso denaro. Questa norma però consente al politico corrotto di scambiare altri beni, invece del denaro. Pertanto, l’impegno come parlamentare, insieme ad altri colleghi di rafforzare la legge anticorruzione, nel tentativo di modificare la norma sullo scambio elettorale politico mafioso (416 ter), necessaria per contrastare le attività delle organizzazioni criminali nella politica”.


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