PALERMO– C’è un filo rosso, forse, un unico legame tra due eventi di sangue che ieri hanno sconvolto Palermo. L’episodio più eclatante è stato l’omicidio della serata: un uomo è stato ucciso a colpi di pistola in via della Conciliazione, a Falsomiele. La vittima è Mirko Sciacchitano, 29 anni, così era conosciuto, anche se il suo vero nome di battesimo era Salvatore. Secondo i carabinieri che indagano il delitto potrebbe essere collegato a un altro episodio: il tentativo di omicidio di ieri pomeriggio, con un uomo di 32 anni gambizzato nella vicina via dell’Allodola. Due fatti di cronaca nera a pochi metri l’uno dall’altro.
L’agguato in rosticceria
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, due uomini sono entrati in una rosticceria in via dell’Allodola e hanno sparato cinque o sei colpi alle gambe di Luigi Cona che si trovava all’interno. Inizialmente si pensava ad una rapina. L’ipotesi è presto evaporata, le indagini si sono orientate sul regolamento di conti. Il ferito è stato trasferito all’ospedale Civico, ma non è in pericolo di vita.
Il possibile legame
Dunque, ricapitolando, un ferimento e un omicidio nella stessa zona, come se il secondo potesse essere una reazione al primo. Al momento tutte le piste sono aperte, anche se si tende a scartare la mafia. La relazione, secondo gli inquirenti, potrebbe esserci. Un unico filo rosso-sangue.
Le indagini, intanto, proseguono. I carabinieri, coordinati dal pm Luca Battinieri, stanno cercando di ricostruire il movente dei due episodi di sangue. E come detto, non si esclude che Sciacchitano sia stato assassinato perché coinvolto nell’aggressione al commerciante. Cona è stato ferito a colpi di pistola da due persone, nel pomeriggio, poi fuggite a bordo di uno scooter Sh. Ai carabinieri che lo hanno interrogato, Cona non avrebbe detto nulla. Ora è piantonato all’ospedale Civico. Poco dopo, alle 19.30, tra via della Concordia e via della Conciliazione, due uomini arrivati a bordo di un’auto hanno sparato con una calibro 9 contro Mirko Salvatore Schiacchitano. Il primo è rimasto ucciso, il secondo, ferito all’addome, è stato portato al Policlinico. Anche Rizzi è stato sentito dai carabinieri, ma non ha risposto. (ANSA).
CREDO SAREBBE OPPORTUNO CHE IL COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI, GENERALE DI CORPO D’ARMATA, TEO LUZI, COSÌ COME HA FATTO PER IL CASO CUCCHI, PER ESEMPIO, ROMPESSE IL SILENZIO E DICESSE DUE PAROLE, ANCHE DI CIRCOSTANZA, SUL CASO IN ESAME. COSÌ, FORSE, LA FAMIGLIA ED IN PARTICOLARE LA VEDOCA DEL MARESCIALLO, SI SENTIREBBERO MENO SOLI. DALTRONDE IL DEFUNTO ERA UN CARABINIERE E NON UN CARABINIERE QUALSIASI, UNO CHE HA PORTATO LUSTRO ALLA BENEMERITA E QUINDI SAREBBE OPPORTUNO CHE IL GENERALE LUZI, DICESSE, COME PER IL CASO CUCCHI, CHE I RESPONSABILI, QUALORA INDIVIDUATI, PAGNERANNO. L’ARMA LO DEVE ALLA FAMIGLIA LOMBARDO. IMPERATIVO CATEGORICO:- USCIRE DAI RUMOROSI SILENZI CHE CELANO UN’OMERTA’ DI STATO, INTOLLERABILE.
ED IO SO BENISSIMO CHE IL GENERALE LUZI NON È UN OMERTOSO, QUINDI, ATTENDIAMO