Cosa fai quando una tigre bianca, appena fuggita da un circo, si avvicina al finestrino della tua macchina? Dipende dalla collocazione geografica. Se sei in qualunque posto del mondo, ma non a Palermo, ingrani la marcia e te la svigni. Se sei a Palermo, magari, l’affronti.
La famosa passeggiata della felina – se si dice sindaca… – è stata ripresa, raccontata, sviscerata ed è, per fortuna, finita bene. Tutto sappiamo della corsetta in circonvallazione, del riposino in una fabbrica di ceramiche e della dolce cattura. Giusto un frammento era sfuggito ai più – non, per esempio, a Gualtiero Sanfilippo di Trm, autore di un gustoso servizio – quando lei, la regina del circo, sfiora Antonio e Vincenzo che, fino a quel momento, erano stati tanto bravi e coraggiosi da scortarla, affinché non nuocesse al prossimo.
Dunque – nel video si vede benissimo – la tigre si avvicina all’auto. Non sembra minacciosa, ma sempre una tigre è. Non c’è un Sandokan nei paraggi e neanche una trappola per tigri. Uno dei due – Vincenzo – dà sfogo a un contenuto concentrato di paura, sussurrando un ‘minchia’ che denota comprensibile tensione. Antonio decide di scendere in campo. Guarda la felina negli occhi e le parla in palermitano, esclamando un “passaddà” che, alla fine, risulta convincente e raggiunge lo scopo: l’animale – Oscar si chiama – china il capo e si defila.
Sicuramente era una brava bestia. Ma poi le ipotesi si sprecano. Fu il tono della voce? Fu che Oscar conosce le lingue, essendo poliglotta, e ha capito alla perfezione l’esortazione? Fu che tifa Palermo e non voleva dare un dispiacere in troppi dispiaceri? Forse fu soltanto questo: il palermitano è internazionale per vocazione. Si fa comprendere ovunque e da chiunque, perché possiede una natura geniale che sconfina nell’arte di arrangiarsi come nella bellezza. Più nella prima, in effetti.