Un padre, l'incidente, i figli morti | Nessuno è più solo di Fabio - Live Sicilia

Un padre, l’incidente, i figli morti | Nessuno è più solo di Fabio

La macchina dell'incidente

Una lettera che ci fa riflettere sul destino di Fabio Provenzano, ancora ricoverato.

PALERMO- C’è un padre in un letto d’ospedale. Nessuno è più solo di lui. La persona che gli sta accanto, che lo ama, ha scritto una lettera pubblica: “Lui amava i suoi bambini e i bimbi amavano il loro papà, come tutte le persone che lo conoscono sanno bene. Abbiamo sofferto come solo Dio sa”. I suoi figli sono morti in uno schianto sulla Palermo-Mazara, all’altezza di Alcamo.

C’è questo padre in un letto d’ospedale, Fabio Provenzano. Del suo incidente tutti conoscono qualcosa, secondo la cronaca fin qui disponibile, nell’attesa che le indagini e il percorso giudiziario diano risposte e non soltanto ipotesi. Tutto si conosce delle accuse: il video sui social, la droga, gli esami, su cui comunque la compagna di Fabio ha da dire la sua e ne ha il diritto: “Nessun genitore vuole il male dei suoi figli… Fabio quella sera non era drogato come tutti dite, Fabio non ha mai voluto uccidere i suoi figli, Fabio viveva per loro. I giornali fanno il loro lavoro, ma non sempre dicono o spiegano ciò che è vero. Test positivo al 2 livello significa altro ma visto che siete così bravi a leggere fate come ho fatto io… Fate una ricerca su Google e vedete cosa significa…. Il dolore della mamma, il dolore mio, il dolore degli zii, dei nonni, sarà come quello che proverà lui quando si sveglierà… Adesso per favore lasciateci in pace”. C’è una famiglia innocente che sta male. Più famiglie innocenti che piangono. E c’è una madre nell’ombra con il cuore spezzato.

E forse bisogna rileggerle con calma le parole che sono state depositate un po’ ovunque sul web, sui social, sui muri del nostro risentimento. Le più umane? Quelle che si sono limitate a una valutazione severa dei fatti, lasciando la porta aperta a possibili sviluppi, ma non disconoscendo il peso immane di un dolore anche per chi è accusato di mancanze gravissime.

Poi ci sono state le parole della condanna e basta. Infine, ecco la stragrande maggioranza: le parole che sono andate oltre e hanno, quasi con voluttà, dipinto un mostro con le sembianze di padre, prendendosi la libertà di emettere sentenze definitive lì dove c’era amore. Un errore, una colpa, una responsabilità, per quanto imperdonabili, possono cancellare lo sguardo di un padre per i figli e gli sguardi dei figli per un padre? Chiunque che sia padre e ognuno che sia figlio provi a rispondere.

L’avvocato Ennio Tinaglia, penna sensibile dei commentatori di LiveSicilia.it, ha pubblicato su Facebook un pensiero coraggioso che ha sollevato diversi commenti: “Non riesco ad essere severo con quel padre. Non più, almeno. Ha già subito la pena più dura con la morte dei suoi due figli per quello schianto maledetto e scellerato sull’autostrada Palermo-Mazara. Più in là, dovrà vedersela pure con la giustizia. Le pene ora sono alte. Ma questo, per lui, sarà un dettaglio. Il rimorso lo roderà a vita. Fine pena, mai. Quale altro prezzo dovrebbe pagare?”.

Ed è, quali che siano i pensieri, una pietra d’inciampo nel meccanismo di precisione della rabbia, un granellino che blocca per un istante gli ingranaggi e ci invita a riflettere. Le indagini faranno il loro corso, come si dice, e stabiliranno la fisionomia di ciò che è accaduto, con tutto quello che ne consegue, senza omissioni, né sottrazioni. Due bambini sono morti. Tutto sarà pagato, ma Fabio Provenzano, da quel letto d’ospedale, al suo risveglio, ha contratto un mutuo che non si estinguerà mai.

Pensiamoci – non ai giudizi legittimi, ma alle pietre che scagliamo – prima di mettere mano al sasso che la tastiera di un pc offre con una postazione comoda sulle tragedie degli altri. Un incidente. Due figli che non cresceranno. Un papà condannato all’ergastolo del rimorso. C’è forse qualcuno più solo di lui?

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