Un rapinatore muore | Palermo è felice - Live Sicilia

Un rapinatore muore | Palermo è felice

Una violenta rapina. Stavolta, ci va di mezzo l’aggressore. Un colpo d’estintore. Un uomo che ci lascia la pelle. Era entrato in un centro scommesse con brutte intenzioni, forse, con un coltello. La notizia è questa: Palermo è felice. Inutile nasconderlo. Lo leggiamo nei commenti dei lettori. Lo sentiamo tra le chiacchiere della gente, per strada. Sì, riscriviamo il titolo senza paura: un rapinatore muore, Palermo è felice. Chi scrive è portato a reagire di stomaco, da essere umano di grado semplice. Non teoricamente, nella prassi dell’umanità come sentimento condiviso. Secondo questa angolazione, non è mai un buon segno quando si applaude per la tragedia di qualcuno, anche se c’è una evidente colpa. Anche se c’è un concorso. Ti sei beccato il colpo d’estintore per una cattiva azione, per le tue minacce, per la tua violenza. E tuttavia sarebbe meglio ragionare in termini di pena, non di ferocia. La sanzione per un malvivente è la galera, mica la morte. Nell’esattezza di una condanna, si dovrebbe potere misurare il tasso di civiltà di una comunità.

Oltre l’orizzonte dello stomaco, c’è la necessità di capire. E di spiegare. Perché gli applausi si affollano sul corpo esanime di un delinquente sventurato? E’ un fatto diverso. E’ una svolta. E’ che esiste, schiacciata dai pori della forma, una rabbia indicibile che un’alchimia perversa trasforma in odio generalizzato.  A Palermo è più vero che altrove. Ricordate le riflessioni di Livesicilia sulla felicità? Presto scriveremo pure di infelicità, il convitato di pietra dello spirito palermitano, la condanna di un popolo oppresso collettivamente e nei suoi singoli membri. C’è un’aria speciale di tristezza, ci ha detto la psicologa Viviana Cutaia, parlando dei suicidi del Ponte Corleone. E c’è il vento di una crudeltà diffusa. Possibile che abbiano matrici simili? Possibile che Palermo debba aspettare un morto senza innocenza per sentirsi davvero felice?


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