Lo stato della sanità privata in Sicilia, in Italia e le comparazioni con gli altri paesi europei, la mission dell’A.I.O.P, e i suoi progetti. Ne abbiamo parlato con Barbara Cittadini, presidente dell’Associazione italiana ospedalità privata in Sicilia e vicepresidente dell’Associazione nazionale. Un’ elezione che è, non solo un riconoscimento alla persona, ma anche a un territorio, un’attenzione al tessuto dei medi e piccoli imprenditori e che vede per la prima volta nella storia associativa dell’A.I.O.P una donna ricoprire questo ruolo.
“Dai dati emerge che l’ospedalità privata rappresenta il 21% dei posti letto della rete nazionale ed incide sulla spesa solo per il 7,4%”, ha esordito la Cittadini. E inizia snocciolando i dati nazionali. “La spesa ospedaliera italiana incide per il 55% sulla spesa complessiva del sistema sanitario; l’85% è assorbito dal pubblico; il 7,4% dal privato accreditato e il 7,6% dalle strutture pubbliche assimilate. E non sempre questi costi sono riferibili solo a prestazioni realmente erogate. In un momento drammatico nel quale il Paese si confronta con una crisi senza precedenti e dove è improcrastinabile l’individuazione di soluzioni finalizzate alla sostenibilità del Sistema sanitario, parafrasando Mallarmè, i numeri hanno una forza tale che possono resistere alle parole e anche alle cattive idee”.
In tutti i Paesi sviluppati, l’incremento del costo dei Sistemi Sanitari avviene con un andamento superiore rispetto alla crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) e, nel caso dell’Italia, in presenza di un enorme debito pubblico, che, mai come in questi ultimi mesi, sta dimostrando di essere un pesantissimo ostacolo per lo sviluppo del Paese. Questo, dunque, è il motivo per il quale, nell’ultimo ventennio, sono stati messi in campo diversi tentativi, da parte del Governo centrale e delle Regioni, per contrarre il deficit.
La compressione dei costi appare – secondo la Cittadini – di difficile attuazione: “Dal 2005 al 2011 la percentuale di assorbimento delle risorse pubbliche dei sistemi sanitari europei, come quello francese e tedesco, è cresciuta di uno o due punti percentuali rispetto alla nostra. Questo dimostra che l’incremento della spesa sanitaria è correlata all’evoluzione qualitativa dei sistemi, che determina costi sempre maggiori ed è per questo che la politica deve avere il coraggio di fare riforme strutturali di sistema, che non si basino solo sui tagli”. Chiare le proposte dell’Associazione: “A nostro avviso, occorre attuare una vera forma di spending review, introducendo un sistema di reale razionalizzazione della spesa, che non deprima con tagli lineari la qualità di servizi e prestazioni. Bisognerebbe, infatti, stabilire una tariffa unica nazionale per ogni singola prestazione e con questa pagare sia le strutture private che quelle pubbliche, così come, peraltro, previsto dalla riforma del ’92. Il pubblico, invece, continua ad essere pagato a piè di lista. E’ indispensabile, inoltre, separare le competenze tra Asp ed Ospedali: le prime dovrebbero, infatti, svolgere esclusivamente una funzione di controllo ed i secondi erogare servizi sanitari. Queste due modifiche sostanziali consentirebbero una reale razionalizzazione della spesa, tutelerebbero il diritto di libera scelta del cittadino ed innescherebbero una sinergia virtuosa tra pubblico e privato”.
Sinergia e non competizione, che finirebbe, inevitabilmente, per trasformarsi in contrapposizione: “Se si potesse lavorare ad un progetto comune – chiarisce subito – ne trarrebbe, certamente, beneficio il cittadino, che deve ritrovare centralità in un sistema che dovrebbe avere come unico obiettivo quello di dare una risposta efficace ed efficiente alla sua domanda di salute”.
“L’Aiop desidera dare il proprio contributo al risanamento dei conti nazionali e l’esperienza maturata in Sicilia dimostra che un confronto istituzionale corretto, tra parti sociali e Governo, che si basi su quell’etica della responsabilità che potremmo chiamare civicness, aiuta ad intraprendere percorsi di razionalizzazione della spesa che non determinano quello scadimento della qualità che, verosimilmente, si avrebbe con tagli lineari”.
“In Sicilia gli imprenditori, che operano nel settore, hanno compreso che vi era un’esigenza improcrastinabile di razionalizzazione e rifunzionalizzazione del SSR, hanno condiviso un progetto e collaborato ad una riforma, che ha registrato la riaffermazione di nobili principi del nostro ordinamento come la parità pubblico-privato e la libera scelta del cittadino. Nella fase d’implementazione della riforma e della gestione amministrativa dei decreti attuativi, abbiamo registrato, e continuiamo a registrare, ritardi ed incoerenze che dovranno essere superate per non inficiare il lavoro progettuale fatto. L’evidente instabilità politica dell’ultimo periodo, l’approssimarsi di appuntamenti elettorali e l’avvicendamento in ruoli strategici dell’amministrazione hanno determinato una destabilizzazione che ha generato le distonie appena rilevate. L’ottimismo della volontà che mi ha guidata – conclude Barbara Cittadini – in questo complesso percorso regionale continua a farmi a credere , contro il pessimismo della ragione, che in Sicilia cambiare si può”.