"Giro di corruzione" alla Camera di Commercio e in una scuola di Palermo

“Un vestito e pochi spiccioli| Per cancellare i protesti”

L'inchiesta sul presunto giro di corruzione scoperto alcuni anni fa alla Camera di Commercio. S'indaga pure su un diploma "facile" e sui punteggi dei docenti di una scuola parificata

PALERMO – I provvedimenti cautelari sono stati emessi nei confronti di tre indagati, ma l’inchiesta è molto più ampia.

La Procura di Palermo e la sezione anti corruzione della squadra mobile sono convinti che alcuni fa c’era del marcio all’Ufficio protesti della Camera di Commercio. Si tratta dell’ufficio che provvede alla cancellazione di protesti cambiari.

A fare da intermediario fra un dipendente e una decina di persone, pure loro indagate perché avrebbero goduto dei servigi del pubblico ufficiale, sarebbe stato un dipendente della Reset. Quest’ultimo avrebbe pure contribuito ad agevolare un studente a conseguire il diploma con l’aiutino.

Per Salvatore Frangiamone (considerato amministratore di fatto della scuola parificata “Amedeo D’Aosta”) e Andrea Seidita (dipendente Reset) è stato disposto il divieto di dimora a Palermo, mentre per Vittorio Di Natale (anch’egli amministratore di fatto e docente della scuola) è scattata la sospensione del pubblico servizio di docente per sei mesi.

L’inchiesta nasce dalla denuncia presentata tre anni fa da un uomo nei confronti dell’ex moglie, commessa del Tribunale fallimentare di Palermo. In un esposto raccontava che la donna, sfruttando le sue mansioni, riusciva ad accedere ai fascicoli e con il concorso del dipendente alla Camera di commercio e di una donna di nome “Enza” avrebbe collaborato nella realizzazione di un’attività di natura fraudolenta finalizzata alla formazione di falsi provvedimenti.

Sono ipotesi che però non hanno trovato riscontro investigativo. Solo che mettendo sotto osservazione il dipendente della Camera di Commercio Vincenzo Di Piazza (difeso dall’avvocato Massimo Motisi) sarebbe venuto fuori il presunto giro di corruzione di basso profilo, ma se confermate pur sempre gravi.

In cambio dei suggerimenti necessari per ottenere la cancellazione di un protesto Di Piazza avrebbe ottenuto un vestito da 300 euro, una penna, una maglietta e piccole somme in contanti.

Anche nei suoi confronti la Procura avrebbe voluto l’emissione di un provvedimento cautelare, ma il giudice per le indagini preliminari Lorenzo Iannelli ha ritenuto che non ci fossero più le esigenze visto che sono trascorsi anni dai fatti, l’uomo è stato interrogato, trasferito ad altro incarico e denansionato.

E poi c’è il capitolo diplomi, uno il caso accertato: in cambio di 1300 euro sarebbe stato aiutato un candidato nella prova scritta. Ma ci sono sono pure ipotesi di falsificazione dei registri di presenza dei docenti per consentire loro di acquisire punteggio nelle graduatorie pubbliche. Un tema quest’ultimo ancora da sviluppare.

“I fatti contestati risalgono alla estinta camera di commercio di Palermo, allora sotto la gestione commissariale regionale e di dirigenti ormai in pensione. Con la costituzione della nuova Camera di Commercio e la nuova giunta il soggetto era già stato, per altro, già rimosso dall’ufficio protesti a servizi dove non è previsto in alcun modo contatto con utenza né gestioni finanziarie. Infine è nostra volontà di costituirci parte civile nel procedimento di che trattasi”. Lo dicono dalla camera di Commercio di Palermo


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