Quei cinque milioni di euro “stanno là a fare la muffa!”. E’ questa la frase che inchioderebbe Massimo Ciancimino, e pubblicata oggi in un articolo del Corriere della Sera. Il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo l’ha pronunciata parlando con l’imprenditore reggino Girolamo Strangi, sospettato di essere vicino all”ndrangheta della potente famiglia Piromalli.
“Sono un’icona per loro – dice Ciancimino nell’intercettazione risalente al primo dicembre scorso -, se io dico, mi vogliono fottere con una minchiata, mi vogliono coinvolgere e robe varie, loro… in gioco c’ho molto di più che un’inchiesta fiscale… E allora gli dicono a quelli: guardate che è il nostro teste principale d’accusa su quel che è successo negli ultimi vent’anni, non me lo screditate per una cazzata…”
Ciancimino poi parla di uno scambio di contanti contro assegni: “Li porto in Italia i miei cento e poi li do a Paolo…? Una volta che abbiamo messi questi cento, mi devi dare settanta di assegni, giusto?”. Ciancimino ha il problema quindi di far rientrare in Italia, dalla Francia, molto denaro. Ma sa che avere carta moneta in mano, per lui, sotto l’occhio dei riflettori è estremamente pericoloso: “Per me il contante è micidiale! Io faccio tutto con carta di credito… a me serve… Perchè girano le tue aziende, che poi riesci a farmele avere come consulenze”. E quindi il passaggio in cui il teste chiave nell’inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia conclude: “Vado su tutti i giornali del mondo, ‘ Ciancimino è andato a recuperare il tesoro’, sono rovinato”.