Una tesi di laurea su Cuffaro |Il carcere, il Burundi, la redenzione - Live Sicilia

Una tesi di laurea su Cuffaro |Il carcere, il Burundi, la redenzione

L'ex governatore rivela a uno studente dettagli inediti sul suo prossimo viaggio in Africa e sulla sua esperienza a Rebibbia.

L'ex governatore
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PALERMO – Totò Cuffaro e la sua seconda vita” dopo gli anni a Rebibbia diventano l’argomento di una tesi di laurea. L’ha scritta Silvio Guagenti laureando in Scienze della Comunicazione per i media e le Istituzioni all’Università di Palermo, relatore il docente di Sociologia dell’amministrazione Gianfranco Badami. E il titolo è già tutto un programma: Salvatore Cuffaro: “Un gigante? No, un nano tra i tanti microbi della politica siciliana”. Frase spietata? No, la definizione è dello stesso Cuffaro, che si racconta in una lunghissima intervista all’autore della tesi, già collaboratore di Livesicilia e originario di Villafrati, piccolo centro del Palermitano.

Nell’intervista Cuffaro rivela anche dettagli inediti sul suo prossimo, annunciato, viaggio in Burundi, dove andrà a lavorare come medico. “Qui non posso fare il medico, perché sono stato radiato dall’albo, in Burundi non esiste un albo, e siccome la laurea ce l’ho…”. Perché proprio il Burundi? “Perché quando ero presidente avevo costruito un ospedale, grazie alla richiesta di un vescovo”, risponde l’ex presidente della Regione, che racconta come il prelato, Joseph Nudhirubusa, vescovo di Ruygi che nel frattempo è defunto, gli disse “che in questo posto c’era una mortalità infantile che superava il 50%. Per ogni bambino che nasceva moriva una madre o un figlio. Abbiamo fatto questo ospedale, che è gestito dall’organizzazione mondiale della sanità, dove quest’anno sono nati 750 bambini, vivi. A noi basterebbe raddoppiare questi parti ben riusciti, portarli a 1500 per salvare altri 750 tra madri e figli, famiglie insomma. Ma puntiamo anche a farne molte di più, ci vado appunto per potenziare la struttura”… Insomma, Cuffaro andrà in Africa non solo da medico ma da organizzatore. “Il mio primo compito è andare a vedere cosa manca : i vaccini, i farmaci, le sale operatorie, gli ecografi, i medici. Intanto andrò per tre settimane, tempo che mi servirà per vedere cosa occorre. Poi tornerò per organizzare i container, gli ecografi, le sale operatorie, programmare i medici che verranno due mesi ciascuno. Allo scopo di fornire l’ospedale di tutto ciò che serve. Poi ritornerò nuovamente in Burundi ad ottobre per quattro o cinque mesi, poi tornerò in Sicilia, poi andrò nuovamente e via dicendo”. La partenza è fissata per il 26 giugno. “Mia figlia è terrorizzata, anche perché in Burundi c’è una guerra in corso, mi dice sempre: ‘ma perché non te ne vai in Tanzania che lì è tutto più tranquillo?”.

Cuffaro parla di politica, esprime giudizi tranchant sui presidenti che si sono succeduti a Palazzo d’Orleans dopo di lui, accusa di “tradimento umano” Raffaele Lombardo. E parla a lungo anche della pena scontata a Rebibbia dopo la condanna per favoreggiamento alla mafia. “Non nascondo che la condanna che mi è stata data è una condanna pesantissima, infamante. Personalmente credo non possa esserci nulla di più infamante che aver favorito la mafia”. Condotta che ancora oggi l’ex governatore nega di avere commesso consapevolmente. “Io ho fatto tantissimi sbagli, ma d’altronde solo chi non fa non sbaglia. Tra i tanti errori so però per certo di non aver mai fatto quello di favorire la mafia, non consapevolmente, che è invece il tema della mia condanna”.

Il carcere, però, racconta Cuffaro, ha avuto per lui una funzione redentrice. “Ho tante altre responsabilità, sì, che non sono reato, ad esempio quelle di aver fatto degli errori politici. Questi e tanti altri errori ho deciso di espiare durante la mia permanenza a Rebibbia, non perché quello fosse il luogo giusto per espiarle, ma perché il carcere mi ha permesso di riscoprire la mia anima, di entrare in contatto con lei”. Un percorso nel quale la fede religiosa è stata fondamentale, ribadisce l’ex presidente: “Sono entrato in carcere e la mia fede è stata sconquassata, qui ho incontrato quel Cristo terreno che non conoscevo, l’uomo Cristo. Ho visto l’uomo crocifisso scendere dalla croce e portare la mia e la croce degli altri detenuti”. “Allora possiamo parlare di redenzione di Salvatore Cuffaro?”, chiede Guagenti “Redenzione è una parola molto importante, che attiene ai Santi…”. “Chiaramente intendo nell’accezione più umana del termine”, precisa lo studente. “Dal punto di vista di come la intendi tu, e se lo dici tu, posso anche affermare di sì”, risponde Cuffaro.

 


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