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Unicredit punta sulla Sicilia

Il convegno a Palermo
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“Soldi, soldi, soldi … I beneamati soldi”. Ad averceli, però. L’allegro motivetto degli anni Sessanta oggi è più che altro un tormentone che angoscia imprese e lavoratori con tanto di forcone in cerca di un po’ di liquidità per andare avanti. La coperta è troppa corta e le banche sono più attente a dare credito. “Se c’è una domanda di credito e arriva dalla parte buona del Paese, allora la banca si deve far trovare pronta a rispondere, ma la selezione del credito è indispensabile per tutelare la parte sana del Paese”. Parola di Gabriele Piccini, country chairman Italia di Unicredit, oggi a Palermo per presentare le iniziative studiate dal gruppo di Piazza Cordusio destinate alla Sicilia. “Liquidità e credito – ha subito aggiunto il manager – sono però risorse limitate e abbiamo il dovere di impiegarle bene nonché una responsabilità nei confronti degli azionisti”. “È inutile – ha detto Piccini – nascondere che la crisi economica morda. Non eravamo nemmeno usciti da quella precedente che subito siamo ripiombati in una nuova. Ecco perché il tema del credito è importante”.

Con il nuovo piano industriale di Unicredit, le risorse per le imprese ci sono. E questa, già di per sé, è una buona notizia. L’iniziativa “Unicredit per l’Italia”, infatti, mette in campo complessivamente 40 miliardi di euro di cui 2 miliardi da investire nell’Isola dove la banca conta 429 sportelli. “Dopo aver portato a termine un’importante operazione di rafforzamento del capitale da 7,5 miliardi di euro – ha affermato Piccini – stiamo ora lanciando un progetto di sostegno dell’economia reale del Paese con l’obiettivo di favorire la ripresa e il ritorno alla crescita. Con l’iniziativa presentata a Palermo vogliamo annunciare quello che ci proponiamo di fare concretamente per la Sicilia”.

Nello specifico, i nuovi finanziamenti previsti dal piano triennale denominato “Unicredit per la Sicilia” riguarderanno i processi di rafforzamento patrimoniale e di integrazione delle imprese siciliane (attraverso il sostegno alla ricapitalizzazione, reti d’impresa, patrimonializzazione dei confidi); la liquidità e il finanziamento del circolante (crediti verso la pubblica amministrazione e crediti di filiera) e il supporto all’innovazione e alla nuova imprenditoria (nuovi investimenti e start up). Un miliardo, poi, verrà destinato ai processi di internazionalizzazione e all’incentivazione dell’export con una specifica attenzione per Turchia e Russia, mercati ritenuti strategici dalla banca.

“In Sicilia – ha commentato Roberto Bertola (nella foto), responsabile di territorio di Unicredit nell’Isola – abbiamo bisogno di un’iniziativa del genere più che nel resto d’Italia. Qui, infatti, si trovano il 7,6% del totale delle imprese italiane che però generano soltanto un 5,7% di Pil e un 2,8% di export, segno che il tessuto produttivo è ancora molto piccolo. Ecco perché è importante essere presenti sul territorio e promuovere la crescita economica”. “La crisi – ha aggiunto Bertola – è passata da una forma a V ad una L. Questo vuol dire che prima si pensava che dopo avere toccato il fondo, sarebbe ricominciata la salita. Adesso, invece, la curva resta in basso. E noi dobbiamo lavorare per la ripresa”. Tra le iniziative in cantiere pensate in casa Unicredit anche un accordo con una banca d’affari cinese per spingere l’acceleratore sul progetto di un porto hub ad Augusta. “Un’infrastruttura del genere – ha osservato il responsabile territoriale – aiuterebbe la Sicilia a intercettare il traffico commerciale e a riposizionarsi sul mercato. Questo progetto va avanti e abbiamo avuto già un incontro in Regione e a Piazza Cordusio con i cinesi”. Ma anche in questo caso, è tutta una questione di soldi.


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