Scoperto un call center in nero| Un'ora di lavoro pagata 2 euro - Live Sicilia

Scoperto un call center in nero| Un’ora di lavoro pagata 2 euro

Erano trentasette, in tutto, i lavoratori impiegati in un call center che si occupava delle vendite di depuratori d'acqua. Nessun contratto e paghe da fame. Per il socio di maggioranza della "Mondo Acqua" di via Resuttana, Giacomo La Rosa, sanzioni fino a 640mila euro.

PALERMO – Un lavoro perennemente monitorato, con l’ascolto delle telefonate effettuate dai dipendenti e telecamere collocate all’interno dell’ufficio. Soltanto dieci minuti di pausa: al suono della campanella l’addetto al call center aveva il tempo di mangiare un boccone e fumare una sigaretta, subito dopo, continuava le sue cinque o sei ore di lavoro no stop.

La retribuzione? Dai due ai tre euro all’ora, tutto rigorosamente in nero. E’ stata la Guardia di Finanza di Palermo, insieme al personale dell’ispettorato provinciale del lavoro, dell’Inps e dell’Inail, a smascherare il socio di maggioranza di una società che gestiva un call center in via Resuttana, nella zona di San Lorenzo.

Il centro, denominato “Mondo Acqua”, operava nel settore delle vendite di depuratori, in cui venivano impiegati trentasette lavoratori, tra 19 e 50 anni, ”in nero”, il cui lavoro subordinato era stato camuffato da un fittizio contratto a progetto, basato sulla vendita di un quantitativo minimo di prodotti che ciascun operatore telefonico avrebbe dovuto garantire all’azienda ogni bimestre. Ogni lavoratore percepiva una retribuzione tra i 2 e i 3 euro per ogni ora trascorsa davanti ad un computer, con cuffie collegate ad una postazione telefonica.

Ventidue lavoratori sono stati individuati nel call center dalla Fiamme Gialle che poi sono risalite ad altri 15 operatori telefonici che non erano più in azienda ma che vi avevano lavorato in nero nel 2012. Il titolare del call center, Giacomo La Rosa, di 42 anni, – che aveva iniziato l’attività il 3 maggio 2012 – utilizzava un escamotage per pagare i dipendenti: a ciascuno, dopo ”l’assunzione”, veniva data o veniva richiesto di procurarsi una carta prepagata – del tipo poste pay – sulla quale poi, mensilmente, venivano fatti confluire i salari ”in nero”. Spesso – come precisano dalla guardia di finanza – gli stipendi venivano accreditati dal conto personale di La Rosa, in modo da non fare apaprire quello della società.

Una società la cui sede legale era a Milano: in realtà, nessun ufficio ricollegabile alla Mondo Acqua, è stato individuato nel capoluogo lombardo, mentre una filiale trapanese è stata chiusa ancor prima dell’arrivo dei finanzieri.

Gli accertamenti, spiegano le fiamme gialle. ”hanno permesso di ricostruire l’erogazione di somme verso i lavoratori per un ammontare superiore agli 80 mila euro in soli sei mesi. A fronte di questo, i lavoratori non hanno mai ricevuto una lettera di assunzione, né sottoscritto un contratto di lavoro o firmato quietanze di pagamento”. Il sistema – sostengono gli inquirenti – ha consentito all’imprenditore sia di aggirare i contratti nazionali di settore risparmiando, in soli termini di contrattualizzazione nazionale minima, oltre 40 mila euro, sia di ottenere illeciti risparmi in termini di contribuzione assistenziale e previdenziale.

Per le 2.400 giornate lavorative ricostruite dai finanzieri per tutti i lavoratori individuati nell’arco di un semestre, il titolare del call center avrebbe dovuto versare contributi pari a 20 mila euro. Le Fiamme Gialle stanno esaminando nei dettagli la contabilità dell’azienda, per contestare le sanzioni amministrative previste che vanno da un minimo di 72.725 ad un massimo di 644.330, e per la ricostruzione dei ricavi sottratti al fisco, dai quali sono state tratte le provviste per pagare in nero i dipendenti.


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