CATANIA – Lo avrebbe costretto a pagare tassi usurai superiori al 120%. E le pressioni non sarebbero cessate nemmeno durante il lockdown che ha messo in ginocchio il settore della ristorazione. Francesco Caccamo, arrestato in flagranza nell’autunno del 2020 con l’accusa di usura dalla Guardia di Finanza, dovrà presentarsi il prossimo 24 giugno davanti alla gup Chiara Di Dio Datola per affrontare l’udienza preliminare. Il pm Giuseppe Sturiale, infatti, ha chiesto il rinvio a giudizio del 57enne che avrebbe vessato un ristoratore e un commerciante. L’inchiesta è partita grazie alle denunce del primo – assistito dall’associazione Libera Impresa e dall’avvocato Riccardo Frisenna – che ha permesso anche di aprire altri filoni di indagini. Tra questi quelli connessi al processo che ha portato alla condanna in primo grado di Nunzio Comis, figlio del boss Giovanni di Picanello e in riferimento al blitz Consolazione di qualche mese fa.
I prestiti usurai nei conforti del ristoratore – si legge nel capo d’imputazione – sarebbero partiti nel 2015 fino al 2018. Anno dopo anno si sono accumulati prestiti per 19 mila euro. Se il prestito era di 5 mila euro, avrebbe dovuto pagare mensilmente 500 euro (300 per 3000, 200 per 2000) fino a quanto non avrebbe saldato l’imponibile. Caccamo è stato arrestato il 10 novembre 2020 quando il ristoratore ha consegnato una rata di 650 euro come rata di un prestito del 2018 di 3000 euro, di cui aveva già pagata 7 rate di 300 euro che valevano solo come interessi e una quota capitale di 1350 euro. Per la parte rimanente a luglio 2020 ha versato 350 euro di soli interessi e poi quelle 650 euro che hanno incastrato Caccamo. L’imputato avrebbe anche minacciato la vittima di “mandargli delle persone, in quanto dietro di lui ci sarebbe stata la criminalità organizzata”. Per questo è contestato l’aggravante del metodo mafioso. Anche se in fase di Riesame era caduto.
L’altro commerciante invece avrebbe ottenuto nel settembre 2020 un prestito di 4000 euro con la promessa di pagare solo per gli interessi 400 euro al mese fino alla restituzione del capitale. La vittima ha versato solo una rata perché poi Caccamo è stato arrestato dai finanzieri.
L’imputato che affronterà il processo a piede libero è assistito dagli avvocati Tommaso Manduca e Maria Platania che evidenziano come “le dichiarazioni rese nell’interrogatorio e la documentazione depositata dimostrino come il costrutto accusatorio non sia fondato”. I due penalisti sono convinti che il processo avrà un epilogo a favore del loro assistito.