Vaccini anti Covid, cosa è successo a Gibellina? - Live Sicilia

Vaccini anti Covid, cosa è successo a Gibellina?

Parla il dottor Mario Minore, responsabile U.O Emergenza urgenza territoriale Asp

“Nessuno punti il dito a priori su quanto si stia facendo in Sicilia senza conoscere prima i fatti. Dobbiamo saper separare ciò potrebbe avere una spiegazione etica da ciò che sono stati i favoritismi. A parlare è il dottor Mario Minore, responsabile U.O. Emergenza urgenza Territoriale Asp Trapani, coordinatore Task force Piano Vaccinale Covid Regionale. Il dottore si riferisce alla condizione regionale in generale in merito all’indagine dei carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità su casi di vaccinazioni non dovute, somministrate a persone che non rientravano nei parametri di priorità indicati dal ministero della salute e dell’assessorato regionale alla salute. Sono almeno 500 i casi sospetti presi in esame dal NAS. Più di 300 sarebbero stati registrati nell’ospedale “Madonna dell’Alto” di Petralia Sottana. Altri 140 casi riguarderebbero il presidio di Salemi. Vaccinazioni fuori protocollo sarebbero state somministrate sia all’ospedale “Vittorio Emanuele II” di Salemi che al centro di vaccinazioni di Gibellina. Come si ricorderà, per quanto riguarda il caso trapanese, fu lo stesso sindaco Salvatore Sutera, interpellato dal centro vaccinazioni a dare indicazioni, seppure sommarie, su chi vaccinare. In perfetta buona fede, spiegò il primo cittadino, poiché erano rimaste delle dosi non assegnate e che non potevano andare sprecate. Ma saranno gli inquirenti ad accertare cosa è realmente avvenuto.

La vicenda, nel frattempo, ha scatenato le ire di parecchi cittadini ed ha gettato ombre sulla gestione delle vaccinazioni in Sicilia. Ombre che, secondo il dottor Minore, in alcuni casi possono avere una chiave di lettura diversa: “Quando in presenza di fatti reali, sono la persona che più condanna questi episodi ma bisogna conoscere bene i fatti. Dal mio punto di vista e per il ruolo che mi è stato affidato in tutta la Sicilia, non posso non condannare a priori quelle che possono essere leggerezze o favoritismi. E questo sia per l’etica che nel rispetto di chi ha la precedenza, per ruolo e per condizioni di salute. Detto ciò, però, prima di puntare il dito verso l’una o l’altra persona bisogna capire cosa è più eticamente giusto fare, assumendoci noi sanitari la responsabilità delle nostre azioni”.
Il dottor Minore spiega che c’è un protocollo a livello regionale, stipulato lo scorso 12 gennaio, che stabilisce la modalità di trasmissione dei vaccini. Una modalità uguale per tutte le Aziende Sanitarie dell’isola e alla quale, tutte indistintamente, le ASP devono attenersi. “Condanniamo a monte qualsiasi scelta o decisione scellerata che sia andata controsenso e contro etica, oltre quelli che sono gli indirizzi sanciti in Regione, ma mi sento di affermare che qualcosa potrebbe essere andato storto, soprattutto nei primi giorni della campagna vaccinale.

E’ giusto che gli utenti sappiano che il vaccino, nelle varie aziende sanitarie siciliane viene prodotto (cioè preparato per l’inoculazione) in alcune sotto sotto cappa sterile, cioè in un’area dove il flusso d’aria è filtrato, in modo da ridurre il rischio, seppur minimo, di contaminazioni, in altre aziende sanitarie invece viene prodotto in UFA e in altre ancora, invece, viene diluito sul posto”.

“Uscito dal congelatore – continua a spiegare Minore – il vaccino si può conservare per cinque giorni al massimo sennò si butta. Quando viene tirato fuori dal frigo, dopo lo scongelamento, resta valido per sole cinque ore e dopo va buttato. Ogni falcone ha 5-6 dosi facilmente estraibili ed inoculabili. I primi giorni di vaccinazione alcune aziende sanitarie siciliane hanno lavorato con liste preparate pochi giorni prima e tutto sommato, si sono fatte trovare pronte a differenza di altre, invece, che hanno perso più giorni per lavorare con le liste. Questo che significa? Che le aziende sanitarie hanno la lista delle persone che vanno sottoposte al vaccino, gli utenti vengono individuati e quando arrivano nelle strutture adibite si sottopongono alla vaccinazione. E’ chiaro che, se vengono invitate 200 persone in un giorno a fare il vaccino, può capitare che qualcuno di questi non si presenti. Allora è possibile che nell’ultimo flacone, perché con la direttiva del 12 gennaio il flacone si apre in presenza, possano esserci scoperte e cioè non somministrate da una a 5 dosi. La direttiva regionale sancisce che queste devono esser somministrate nuovamente al personale target, ma è possibile che all’Azienda sanitaria tal dei tali che ha fatto la vaccinazione ambulante sono avanzate dosi anche malgrado il conto preciso. Queste dosi devono essere indirizzate allo stesso target ma, purtroppo, non sempre è facile a fine giornata con l’ultimo flacone individuare il personale target.

La direttiva regionale dice di non somministrarlo a tuo fratello – per essere chiari – ma suggerisce di seguire le priorità delle fasi ministeriali. E’ evidente, a mio avviso, che è possibile che alle 19,30 di sera o alla 14,30 di domenica non si trovi altro personale sanitario valido (anche perché li abbiamo completati quasi al 99%), è possibile che non si trovino 80enni disponibili ed è quindi possibile che, per non buttare il vaccino, si sia inoculato al 50enne, 55enne che era a disposizione in quel momento. Naturalmente, tutte queste fasi e queste decisioni devono essere documentate. Questo per dire che, tra pensare che del vaccino se n’è fatto quello che si voleva e vicende che non sono frutto di errori ma di valutazioni fatte all’occorrenza, ne passa”.
“Aggiungo una cosa – continua il coordinatore Task force Piano Vaccinale Covid Regionale – quando le aziende sanitarie hanno preparato il vaccino in UFA e quindi non lo hanno diluito, significa che la dose è già dentro la siringa che viene etichettata e questa dose va iniettata entro cinque ore. Se, mettiamo il caso, ne sono state preparate 200 e qualcuno di questi 200 soggetti individuati non si presentasse bisogna andare alla ricerca di altri soggetti a cui inoculare il vaccino, entro le cinque ore, e non sempre è così facile trovare i soggetti previsti dal target. Non so, nello specifico, nel Belice cosa sia successoma ritengo sia accaduto qualcosa di simile, nelle prime giornate dove c’era più confusione, anche se non è giustificabile. Su questo ci stiamo attrezzando e sarà possibile avere elenchi più aggiornati che possano garantire di individuare persone del target da poter chiamare velocemente. Ripeto, però, chi ha sbagliato ed è punibile deve essere punito senza se e senza ma. Non sarei così facilone, però, nell’affermare ome ho letto su alcuni organi di stampa nell’affermare che sono siano state inoculate dosi per il 40% delle disponibili agli amici degli amici favorendo alcuni a scapito di altri”.

“Il vaccino Pfizer – afferma, infine, il direttore sanitario dell’ASP di Trapani, dottor Gioacchino Oddo – è un po’ delicato essendo particolarmente sensibile alla temperatura. Arriva a -75 gradi, per scongelarlo ci vogliono poco meno di tre ore e se, dopo che è scongelato, supera per due ore la temperatura di 8 gradi diventa inutilizzabile. Se diluito e mantenuto a temperatura richiesta va comunque inoculato entro cinque ore, se ci si trova di fronte a dosi già pronte meglio utilizzarlo piuttosto che sprecarlo. Mi sento di precisare, comunque ed a scanso di equivoci, che secondo una circolare dell’assessorato regionale, comunque, devo precisare che quanti hanno avuto inoculata la prima dose senza averne diritto non saranno nella lista di quanti dovranno ricevere la seconda inoculazione”.


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