Covid, il deputato No Green Pass: rischiamo la fine di Israele

Sicilia, il deputato No Pass: “Rischiamo la fine di Israele”

I suoi post sulla 'carta verde' e il consenso di chi non crede al farmaco. Sergio Tancredi si racconta

E’ finito alla ribalta nazionale per avere un pubblicato su Facebook un post in cui paragonava il green pass ai tatuaggi dei lager nazisti. Profili occulti su canali Telegram dei no vax chiedono di sostenerlo. “Abbiamo puntato sull’arma nucleare che è il vaccino. Però non riesce a sconfiggere il nemico”, dice Sergio Tancredi, presidente del gruppo dell’Ars Attiva Sicilia, che nella nostra intervista spiega la sua vera posizione. LEGGI ANCHE: Sicilia, No vax mobilitati per il deputato del green pass ‘nazista’

Su Telegram ci sono canali che invitano a schedare medici e giornalisti a favore del green pass e della vaccinazione. Gli stessi invitano a sostenere la sua attività politica

Ho saputo di questa cosa dal vostro articolo. Non ho idea del perché mi sostengano, credo perché sono una delle poche voci politiche che ha preso una posizione fuori dal coro. Qualunque forma di violenza non è tollerabile, nessuno torca un capello a chiunque per questo tipo di ragioni. Men che meno associare me, che sono un non violento, a queste iniziative che sono l’aberrazione del disagio che attraversa i social network. L’intimidazione al presidente Musumeci, per esempio, è vergognosa e ci riporta a periodi bui che non devono tornare. Tutti devono abbassare i toni, tutti indistintamente.

Il post con il tatuaggio dei lager non era leggero

Mi dispiace se qualcuno si è sentito offeso, ma era solo una forte provocazione. Ero consapevole che sarebbe successo il putiferio, ma ritenevo necessario sollevare la questione dei diritti. L’idea dei blocchi contrapposti tra buoni e cattivi è da respingere. Non sono d’accordo con il presidente Mattarella, perché finché il vaccino contro il Covid non sarà obbligatorio ognuno potrà scegliere in modo libero. La criminalizzazione di una parte mi preoccupa. Quel post segnalava una deriva che si sta verificando.

Lei è per il no ai vaccini?

Niente di più falso. Mio figlio, infatti, è regolarmente vaccinato. E’ pur vero che in questo frangente nessuno ha certezze, nemmeno il virilogo più affermato o di moda. Negli ultimi sedici mesi sono state smentite un’infinità di previsioni e affermazioni. Ci troviamo ad affrontare un coronavirus inaspettato e poco comprensibile. La cautela sarebbe d’obbligo per tutti, per favorevoli e contrari.

Quindi è un no alla vaccinazione?

Dobbiamo utilizzare tutte le armi a nostra disposizione. A novembre del 2020 in Ars, su ragionamento fatto con il mio gruppo e anche con l’assessore alla salute, è passata una mozione che implementava al massimo possibile le cure domiciliari. Cure che non erano e non sono in contrasto con la vaccinazione. Sarebbe stupido pensare di mettersi in contrasto con la vaccinazione, sarebbe antiscientifico e illogico. Mi resta incomprensibile, però, perché tante esperienze come quella del prof Bruno Cacopardo, del Garibaldi di Catania, non è stata considerata dai vertici nazionali della sanità. Quella come tante altre esperienze che potevano virare sulle cure precoci. Puntare su un’unica arma non è stata la scelta migliore. Ce lo dice anche la situazione a livello internazionale dove da qualche tempo si ipotizza già la terza e la quarta dose. Mi chiedo perché non dobbiamo fare tesoro delle esperienze degli altri per evitare gli stessi errori. Invece stiamo seguendo di fatto gli stessi trend e il timore è che a ottobre ci troveremo nelle stesse condizioni di Israele.

Secondo lei che cosa si sarebbe dovuto fare?

Se avessimo potenziato la medicina di base e applicato protocolli di cure precoci molto probabilmente avremmo avuto una minore incidenza. Ci sono esperienze che dimostrano in modo inequivocabile l’efficacia delle cure precoci. Invece hanno anche proibito farmaci che vengono utilizzati da decenni, il plaquenil è stato vietato per tre mesi. Al ministro alla Salute Speranza contesto la miopia sotto questo aspetto. In una guerra non ci si può permettere di tralasciare niente. Abbiamo puntato sull’arma nucleare che è il vaccino, giusto. In questo momento però non riesce a sconfiggere il nemico. Con la quantità di risorse che stiamo utilizzando in questo sistema avremmo rifatto la sanità nazionale. E’ incomprensibile perché non si sia scelto di utilizzare tutto quanto a disposizione.

Sta promuovendo qualche iniziativa?

Mi sono fatto carico di riunire una serie di esperti per valutare come implementare in Sicilia un sistema di cure domiciliari capillare. Su questo c’è stata grande attenzione da parte dei vertici dell’assessorato alla Salute e c’è un’interlocuzione. Cerchiamo una soluzione per non farci trovare impreparati a uno scenario differente da quello atteso con la vaccinazione. Ho trovato la massima collaborazione dell’assessorato e faccio un plauso, sotto questo profilo, all’impegno di chi ha gestito la pandemia in Sicilia. Mi aspettavo più collaborazione dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha scarsamente considerato le altre armi a disposizione. Confido che con lo sforzo di tutti avremo una Sicilia covid free entro la fine dell’anno.

Cosa ne pensa del green pass?

Ha creato due blocchi sulla base della paura di entrambi, dei vaccinati e dei non vaccinati. E due blocchi contrapposti era l’ultima cosa di cui questo Paese aveva bisogno. Due blocchi in guerra che alla fine vogliono lo stesso risultato! E’ una grave mancanza della politica nazionale. Si sta alimentando lo scontro. Chi ha il green pass, che è stato esteso arbitrariamente di 3 mesi, può essere stato contagiato e andando liberamente in giro contagia a sua volta 2, 3, 50 persone. A quel punto il green pass diventa uno strumento di contagio, l’opposto del suo scopo. Per esempio il caso del concerto in Inghilterra dove c’erano 20mila persone vaccinate e con tampone rapido all’ingresso. Bene, due giorni dopo ci sono stati 5000 positivi al Covid. Questo vuol dire che bisogna avere molta cautela nel creare false aspettative. Dobbiamo essere molto attenti a prendere decisioni che salvaguardino tutti. Iniziamo dal ridurre il meccanismo della paura che sta avvelenando questo Paese.

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