Vaccini, niente più che i richiami: la Sicilia paga il taglio alle dosi

Vaccini, niente più che i richiami: la Sicilia paga il taglio alle dosi

L'Isola è ferma sotto le 95 mila somministrazioni, si confida nell'alternativa (e nei medici in pensione)

PALERMO – Meno di 95 mila vaccinati fra sanitari e ospiti delle Rsa, 37 mila nuove dosi consegnate martedì contro le 49 mila previste, una riserva che al momento consente i soli richiami. Numeri e circostanze non sono favorevoli al piano per i vaccini anti Covid in Sicilia, dopo che l’Isola come altre regioni d’Italia si è vista tagliare le forniture dalla casa farmaceutica Pfizer senza preavviso.

Il contatore del numero dei vaccinati totali in Sicilia si è fermato: il dato si attesta sulle 94.716 inoculazioni a fronte di 132.085 dosi consegnate, come apprende dal sito del commissario nazionale per l’emergenza Covid. E anche il nodo richiami non può essere sciolto con facilità: i magazzini siciliani dispongono del 29,1 per cento di dosi per somministrare una seconda volta il vaccino a chi ha ricevuto la prima fra il 31 dicembre e il 7 gennaio.

Il rallentamento ha portato le strutture sanitarie dell’Isola a compiere scelte non rinviabili: “Al Policlinico abbiamo le dosi per tutti i richiami e ne abbiamo ceduto millecento per coprire le altre strutture. Non ci dovrebbero essere problemi”, racconta il professor Francesco Vitale, responsabile di Epidemiologia clinica nell’ospedale palermitano, in una più ampia intervista su varianti e vaccino e su come la Sicilia affronterà queste sfide.

Razza: “Eravamo stati prudenti”

“Non sono a rischio i richiami dei vaccini in Sicilia – aveva chiarito già ieri anche l’assessore alla Salute, Ruggero Razza – perché eravamo stati prudenti seguendo tutte le linee guida provenienti dal ministero della Salute e dal commissario nazionale. Però non c’è dubbio che i ritardi e gli impegni non mantenuti da Pfizer meritino una reazione. A livello nazionale si è ipotizzata un’azione legale, la Sicilia la sosterrà, la sosterranno tutte le Regioni italiane. Intanto, però, chiediamo all’Ema (Agenzia europea per i medicinali, ndr) e alle istituzioni comunitarie di fare presto. I cittadini europei, quindi gli italiani e i siciliani, non possono accettare l’idea che in altri Paesi del mondo si possano utilizzare vaccini che da noi non sono autorizzati”.

Il piano di riserva per la Sicilia

Razza si riferisce al vaccino AstraZeneca, che dovrebbe ricevere luce verde dall’Ema il 29 gennaio e che l’assessore mette nel mirino come alternativa da sfruttare al volo, con le sue oltre 800 mila dosi previste per la Sicilia. “Da questo punto di vista – aveva detto – sosteniamo l’azione del ministro Speranza: sicurezza e regole rispettate nella certificazione dei farmaci, ma servono anche rapidità e velocità. I cittadini vogliono vedere la luce in fondo al tunnel, ma non vogliono che sia un miraggio”. Finora l’unico altro vaccino autorizzato a parte il prodotto di Pfizer è quello messo a punto da Moderna, che ha previsto solo due milioni di dosi da destinare all’Italia, dunque le preoccupazioni di Razza appaiono fondate.

Nuove forze, vecchi ‘alleati’

Se tutto andrà per il verso giusto, per somministrare il vaccino AstraZeneca alla popolazione siciliana occorrerà un massiccio spiegamento di forze che potrebbe coinvolgere anche le farmacie private e i medici pensionati. Le prime grazie a “una norma prevista dalla legge di stabilità”, dice Razza precisando di attendere indicazioni dall’Agenzia italiana del farmaco, mentre i secondi su spinta della Regione “in modo da liberare gli altri operatori sanitari da questo compito e non compromettere le altre attività ordinarie”.


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