PALERMO- Non è giusto che la vita luminosa di Carmela sia ricordata da una sentenza e che un nome dolce sia legato alla bestemmia del nome del suo assassino. Ci vuole un’altra parola. E questa parola hanno avuto il coraggio – il solito coraggio eroico e normale – di pronunciarla i suoi familiari con una nota: “La famiglia Petrucci, nel ricordo di Carmela, ringrazia tutti coloro che durante questi mesi non hanno fatto mancare la loro solidarietà e il loro affetto. Intendiamo manifestare gratitudine per l’attività svolta dalla Procura di Palermo e dagli investigatori grazie alla quale si è potuti pervenire ad una giusta sentenza. Un ringraziamento particolare va al Comune di Palermo e al sindaco, Leoluca Orlando”.
Ci vuole davvero coraggio, dopo che un giudice ha condannato Samuele Caruso all’ergastolo per il delitto di Carmela Petrucci, maturato in un passaggio lucido e folle di odio e coltellate. Ci vuole forza per ripescare la dolcezza di un legame che nessuna lama ha reciso. Per ricostruire. Ci sono altri figli da accompagnare. Ci sono un padre e una madre che andranno avanti con lo spirito di ogni giorno. Col medesimo valore che ha impartito a tutti una grande lezione di amore e dignità.
Per questo non vogliamo raccontarla un’altra volta la storia del delitto. Esistono nell’archivio di Livesicilia articoli precisi sull’evento, sull’aspetto criminale e giuridico della vicenda. E’ meglio fermarsi alla nota dei signori Petrucci, cittadini mirabili di Palermo. E’ meglio stare con l’amore che, da qui in poi, nonostante la crudeltà dei fatti, tornerà protagonista in cronaca. Scompaia dalla scena principale, dal pozzo buio, il nero di quel pomeriggio in via Uditore. Resti ciò che vale di più. Ciò che è molto di più. (rp)
