Villa Sofia, Nas in sala operatoria | Stop agli interventi chirurgici - Live Sicilia

Villa Sofia, Nas in sala operatoria | Stop agli interventi chirurgici

La tensione nell'ospedale palermitano tocca la punta più alta da quando sono iniziati denunce e veleni. Una telefonata avverte i militari: urla in reparto. Due anestesisti si rifiutano di entrare in sala operatoria con il primario Matteo Tutino. Che sbotta: "Clima di terrore. Mi hanno impedito di operare. C'è una campagna intimidatoria contro di me".

PALERMO – I carabinieri sono arrivati in ospedale intorno alla nove di ieri mattina. La tensione a Villa Sofia tocca la punta più alta da quando sono iniziati denunce e veleni.

Risultato: gli interventi programmati sono saltati. Annullati. Rinviati a data da destinarsi. Alla base della clamorosa decisione c’è il sospetto che il primario della Chirurgia plastica, Matteo Tutino, stesse eseguendo un intervento di chirurgia estetica non previsto dal servizio sanitario nazionale.

Tutino, che per alcuni precedenti episodi ha ricevuto un avviso di garanzia assieme all’ex commissario Giacomo Sampieri e ad altre due persone, sbotta: “Mi hanno interrotto mentre esercitavo un pubblico esercizio. In reparto c’è un clima di terrore. A questo punto mi convinco che ci sia una campagna contro di me. Perché tutte queste bugie, a chi do fastidio? Il ragazzo è devastato, chiedetelo alla madre”.

Il riferimento del primario è al paziente che doveva essere operato ieri: “E’ un ragazzo obeso e diabetico che non esce di casa da sette anni – racconta Tutino -. Non può camminare. L’intervento prevedeva l’aspirazione del grasso dalle gambe e la ginecomastia (asportazione del grasso che si deposita nel seno degli uomini ndr) per dargli un aspetto più umano. Che c’entra tutto questo con la chirurgia estetica. È davvero possibile fare passare un intervento chirurgico decisivo per la vita di un ragazzo e previsto come prioritario dal servizio sanitario come un intervento estetico?”. La mamma del ragazzo di 25 anni non nasconde l’amarezza: “Era tutto pronto, a mio figlio l’intervento serve per vivere meglio”. E il commissario di Villa Sofia, Ignazio Tozzo, spiega che si “sta valitando se l’intervento rientri o meno fra quelli previsti dal servizio sanitario”. Una conferma dei dubbi su cui si concentrano gli inquirenti e, nel contempo, una speranza che l’intervento sarà fatto.

I carabinieri del Nucleo anti sofisticazione, gli stessi che il 25 marzo hanno prelevato, su ordine della Procura della Repubblica, computer e documenti nella stanza del primario e dell’allora commissario, hanno sequestrato la cartella clinica del ragazzo e di altri due pazienti che sarebbero dovuti entrare in sala operatoria. Il materiale andrà ad ingrossare il fascicolo sul caso Villa Sofia di cui fanno già parte una decina di interventi estetici che, secondo gli investigatori, sarebbero stati spacciati per operazioni di chirurgia plastica.

Cosa ha fatto scattare l’intervento dei carabinieri? Al Nucleo anti sofisticazione è arrivata la telefonata, con nome e cognome, di una persona che lavora in ospedale. Segnalava urla e tensioni in sala operatoria. Sembrerebbe che due anestesisti si siano rifiutati di partecipare all’intervento. Frutto del clima di terrore di cui parla Tutino (“Hanno paura a lavorare” ) oppure i due medici si erano accorti che qualcosa non andava? Che davvero gli interventi non avessero nulla a che fare con la Chirurgia plastica?


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI