Palermo, vince il ricorso: vita dignitosa con il reddito di cittadinanza

Vince il ricorso, vita dignitosa grazie al reddito di cittadinanza

Ordinanza del giudice del lavoro di Palermo

PALERMO – “La mancata percezione del reddito di cittadinanza” può “pregiudicare il diritto ad un’esistenza autonoma e dignitosa”. Sono le parole dell’ordinanza con cui il giudice del lavoro di Palermo, Dante Marino, ha accolto il ricorso d’urgenza di una donna e ha condannato l’Inps a erogarle il reddito di cittadinanza. Si tratta di un’ordinanza cautelare.

La donna è assistita dagli avvocati Pier Luigi Licari e Francesca Badalamenti. Lo scorso mese di giugno l’Istituto nazionale di previdenza sociale ha sospeso l’erogazione del sussidio in favore di M.G., ritenendo che non sussistere il requisito della residenza anagrafica in Italia nel biennio precedente alla presentazione della domanda.

C’era in effetti un periodo di formale irreperibilità da febbraio 2022 a luglio 2022. La donna conviveva con un compagno, ma il Comune non poteva certificarlo visto che l’uomo non pagava da un anno l’affitto della casa popolare allo Zen. Il giudice ha accolto la tesi difensiva secondo cui, la residenza anagrafica ha valore meramente presuntivo dovendo prevalere, comunque, quello della residenza concreta ed effettiva. Che la donna abbia vissuto sempre a Palermo negli ultimi 10 anni lo hanno confermato l’ex convivente e un vicino di casa che li ha visti trascorrere insieme anche il periodo del lockdown per il Covid.

Le ragioni d’urgenza del ricorso erano giustificate dal fatto che il reddito di cittadinanza è l’unica fonte di reddito della donna che vive con la figlia. Ha pure smesso di pagare l’affitto di casa, 300 euro al mese, e le utenze.

“Abbiamo ritenuto che il ricorso d’urgenza fosse lo strumento più adatto alla tutela degli interessi della nostra assistita, sussistendo, a nostro avviso – spiegano gli avvocati Pier Luigi Licari e Francesca Badalamenti – entrambi i requisiti richiesti dalla legge, ossia il danno che la stessa avrebbe irreparabilmente patito, insieme alla sua famiglia, nell’attesa di una sentenza di merito e la probabile fondatezza del diritto richiesto.

“La decisione del Tribunale ha riconosciuto principi inossidabili. Infatti, l’arbitraria sospensione del reddito di cittadinanza – aggiungono – si sarebbe tradotta, nell’attesa di una sentenza, nel pregiudizio al sacrosanto diritto costituzionalmente garantito di condurre un’esistenza libera e dignitosa. Ci riempie di soddisfazione il fatto che questa decisione abbia messo al centro la persona umana e la sua dignità”.

“Storie come quella della nostra assistita dimostrano come il reddito di cittadinanza, in numerose occasioni – concludono – sia questione di sopravvivenza per interi nuclei familiari, garantendo al percettore momentaneamente privo di altre entrate, o impossibilitato ad averne perché inabile al lavoro, di poter condurre una vita autonoma e decorosa”.


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